domenica 21 novembre 2010

Considerazioni libere (179): a proposito di donne e di ministre...

Nonostante la premessa che tra poco leggerete, in questa nuova "considerazione" non voglio occuparmi della situazione politica contingente, ma voglio partire da un recentissimo fatto politico per cercare di capire un po' meglio la nostra società.
Uno degli elementi che rende sempre più evidente la crisi del regime berlusconiano è l'incapacità del leader di contrastare la disgregazione del suo partito a livello territoriale. Se a Roma Berlusconi riesce in qualche modo a tenere sotto controllo i suoi ministri e i suoi parlamentari - anche se la non prevista consistenza dei gruppi di Futuro e libertà è un segnale d'allarme - a livello regionale la situazione è ormai sfuggita di mano. I casi ormai si moltiplicano a nord e a sud del paese. Gianfranco Micciché ha fondato un proprio partito personale in Sicilia, tradizionale serbatoio di voti per Berlusconi, senza che ciò lo costringesse a nessuna scelta radicale né tantomeno a subire una qualche punizione: non solo continua a sedere alla Camera negli scranni del Pdl, ma rimane addirittura nel suo posto di sottosegretario. In Campania c'è una guerra aperta tra gli esponenti locali del Pdl, in cui non sono mancati neppure i falsi dossier, fabbricati da amici del segretario regionale del Pdl per screditare il candidato del Pdl, poi risultato vincitore, alla presidenza regionale. L'ultima vittima di questa "guerra di bande" in Campania, come è ormai definita da tutti i giornali, è Mara Carfagna, che ha cercato in questi mesi di indebolire il proprio segretario regionale, probabilmente con l'obiettivo di essere il prossimo candidato Pdl alla poltrona di sindaco di Napoli. Carfagna non è la vittima ingenua di un meccanismo voluto esclusivamente da altri o la malcapitata caduta nelle grinfie di personaggi più furbi di lei, è un'esponente politico che ha partecipato consapevolmente a un duro scontro interno e ha perso; probabilmente se avesse vinto non sarebbe stata più tenera con i vinti di quanto, a ruoli invertiti, lo siano adesso con lei.
Fatta questa lunga premessa, mi interessa piuttosto ragionare sul modo in cui è stata trattata la Carfagna dall'opinione pubblica. C'era già contro di lei un'ampia messe di articoli, e persino un paio di pamphlet, di cui uno elegantemente intitolato Mignottocrazia, per raccontare la storia - e i retroscena - della sua rapida ascesa all'interno di Forza Italia e del Pdl. Contro la Carfagna c'era già un gran numero di barzellette, più o meno volgari: basta fare un giro in Facebook e nella rete per raccoglierle, insieme alle sue foto a seno nudo di un calendario di qualche anno fa. La vicenda di questi giorni ha ulteriormente dato sfofo alle volgarità.
Io non voglio difendere né questo governo né nessuno dei suoi esponenti, ritengo anzi ci siano numerossime ragioni per criticarli e per sperare che vadano al più presto a casa, ma mi disturbano profondamente le battute volgari contro la Carfagna e mi sembra che sia l'ulteriore dimostrazione di quanto il nostro paese sia incapace di affrontare in maniera serena la crescita del ruolo delle donne. Una donna che riesce ad assumere ruoli di prestigio e di responsabilità è sempre considerata più per il suo aspetto che per quello che effettivamente vale. Da parte degli uomini, ma anche di molte altre donne. Ci sono molte ragioni per attaccare la Carfagna, la si può accusare di essere ambiziosa, di aver voluto mettere la propria carriera davanti alle esigenze del suo partito - per non parlare di quelle del paese - ma bisognerebbe smetterla di attaccarla solo perché è una donna, e riferendosi a lei con allusioni legate al sesso.
La nostra è una società profondamente maschilista dove le donne possono al più aspirare al ruolo di veline. Ho già scritto molte volte di come le donne siano valutate, in particolare nel mondo del lavoro, più per il loro aspetto che per le loro capacità. Una donna brava fa una doppia fatica a emergere rispetto a un uomo con le stesse capacità e spesso rimane indietro a uomini che hanno meno capacità. Le donne in Italia hanno poco spazio nei luoghi in cui si decide, hanno mediamente salari più bassi degli uomini, hanno un maggior carico di lavoro rispetto ai loro compagni.
Proviamo a ricordarlo tutte le volte che vediamo l'ennesimo titolo sulla Carfagna o gli annunci di lavoro in cui invariabilmente si chiede, quando si vuole assumere una donna, "richiesta bella presenza".

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