venerdì 21 gennaio 2011

Considerazioni libere (200): a proposito di cosa ci insegnano le intercettazioni...

Mi scuso con i pochi che hanno la pazienza di leggere queste mie "considerazioni", ma sono costretto a ripetermi sul punto da cui voglio far partire la mia riflessione di oggi: sono convinto che l'Italia non sarà migliore il giorno in cui non ci sarà più Berlusconi. So che molti - la grande maggioranza di coloro che sostengono il centrosinistra - non la pensano così. In sintesi: per molti la società italiana è malata perché c'è Berlusconi, per me c'è Berlusconi perché la società italiana è malata.
Questa ennesima "lenzuolata" di intercettazioni è interessante non tanto per quello che racconta su Berlusconi, ma per come tratteggia un pezzo di società italiana. L'anziano imprenditore esce male dalle intercettazioni non tanto dal punto di vista penale, ma da quello umano. Francamente suscita un misto di ridicolo e di malinconia il fatto che un uomo ricchissimo, per di più capo del governo di un importante paese europeo, per divertirsi debba circondarsi di ragazze vestite da infermiere e da poliziotte: un sogno da film erotico di terza categoria.
Spulciando tra i vari articoli dei giornali, provando a dimenticare che il protagonista è il vecchio e patetico Silvio B., ci sono delle vere e proprie perle. C'è la ragazza che riflette sul fatto che a Milano per una ragazza laureata, al netto delle serate chez B, l'unica possibilità è quella di passare da un contratto di collaborazione all'altro, per poco più di 800 euro al mese: è la precarietà, bellezza. Ci sono le reazioni ipocrite dei bravi borghesi, elettori berlusconiani e leghisti, che abitano nel residence Olgettina, che solo adesso dicono di essersi resi conto che tra le loro vicine c'era un sospetto ricambio di ragazze: sono le stesse persone che si indignano quando vedono le prostitute per strada e chiedono al Comune di cacciarle - in genere le mogli - e che tengono vivo il mercato - in genere i mariti. Un capitolo a parte meritano i commenti delle ragazze di fronte ai regali del vecchio impotente: c'è quella che avrebbe preferito i soldi alla collana, c'è quella che fa i conti su quanto ha preso quell'altra, chiedendosi cosa abbia fatto per meritare quel favore; sono tutte lì a calcolare, a soppesare, a contare, come Mastro don Gesualdo, e, come lui, ossessionate dalla "roba". Tutti parlano sempre e solo di soldi, e tutti cercano di arraffare il più possibile.
Poi ci sono le parole "rubate" e le dichiarazioni di genitori, fratelli e parenti vari: tutti sperano che la "conoscenza" del premier permetta alle loro figlie, sorelle, ecc. di cambiare vita, magari con qualche benefit anche per loro. Il padre della vera infermiera piemontese - che si fingeva infermiera, dietro consiglio dell'immarcescibile Mora - che ha risposto "magari", quando un cronista gli ha chiesto se la figlia fosse la fidanzata di Silvio, è l'immagine più chiara del nostro paese. Per una ragazza italiana l'unica soluzione, l'unica prospettiva è sposarsi, quindi tanto meglio se sposa - o almeno ha una qualche relazione, anche saltuaria - con l'uomo più ricco d'Italia. Non serve neppure l'indagine Istat a mettere in evidenza che in Italia una donna su due non ha un lavoro e non lo cerca neppure, è sufficiente quel "magari" a raccontarci cosa è diventato questo paese, sempre più ostile verso le donne e verso i giovani. Continuiamo pure a scrivere articoli sulle capacità e sui talenti delle donne. Tempo perso, tanto chi ha un qualche potere, chi fa i casting per entrare in banca o al Grande fratello - e in genere sono uomini - continua a valutare le donne come fa Berlusconi, quando va bene come infermiere sexy.

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