che hanno per tetto il basso cielo giorno e notte.
Non abbiamo fiumi, non abbiamo pozzi non abbiamo sorgenti,
solo poche cisterne, e queste vuote, che risuonano e che veneriamo.
Suono stagnante e sordo, uguale alla nostra solitudine
uguale al nostro amore, uguale ai nostri corpi.
Ci stupiamo di aver potuto una volta costruire
case capanne e ovili.
E le nozze nostre, le fresche ghirlande e le dita
diventano enigmi inspiegabili alla nostra anima.
Come sono nati come si son fatti forti i nostri figli?
La nostra terra è chiusa. La chiudono
due cupe Simplegadi. Nei porti
la domenica quando scendiamo a respirare
vediamo rischiarati al tramonto
rottami di viaggi mai portati a termine
corpi che non sanno più come amare.
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