Le prossime elezioni sono destinate a cambiare il quadro politico italiano, come è avvenuto per quelle del '94; per questo è ancora più importante parteciparvi, per quanto sia difficile scegliere chi votare. Sicuramente saranno determinanti per i protagonisti di questa campagna elettorale. Alla fine, inevitabilmente, qualcuno vincerà e qualcuno perderà: il pareggio, come nella pallacanestro, non è un risultato contemplato. Bersani è quello che personalmente ha puntato di più su queste elezioni e quindi quello che rischia di più; lui deve vincerle e deve diventare il prossimo presidente del consiglio. Qualsiasi altra opzione sarebbe una sconfitta, per lui prima ancora che per il suo partito: in qualche modo il Pd sopravviverà comunque a queste elezioni - magari diventando definitivamente "montiano", come auspica l'ampia minoranza raccolta intorno a Renzi - Bersani se non vince è fuori. Per B. queste elezioni sono l'ultima occasione per stare sul palcoscenico della politica: probabilmente anche lui - in qualche raro momento di lucidità, concessogli dai farmaci che gli sono somministrati - si rende conto che non può vincerle, ma forse con la sua pattuglia di fedeli e "impresentabili" senatori - animali un po' meno nobili e blasonati del cavallo di Caligola - potrebbe ancora condizionare la prossima legislatura. Come mi è già capitato di scrivere, solo la natura potrà fermare il percorso politico di B.; i dati positivi sono che l'età avanza e che il suo egocentrismo ha fatto sì che si attorniasse, specialmente in questi ultimi anni del suo "regime", di personaggi ridicoli e inconsistenti e quindi non esisterà mai un berlusconismo senza di lui. Ci sarà un'altra forma di populismo fascista, ma adesso è difficile prevedere che forme prenderà. Anche per Monti queste elezioni sono una scommessa, anche se con un orizzonte un po' più lungo rispetto a quello di Bersani. Monti ha il compito di costruire in Italia il partito della destra "perbene", un partito che non c'è mai stato, perché la destra ha sempre delegato ad altri - spesso tutt'altro che "perbene" - la propria rappresentanza politica: oggettivamente sarebbe stato ingeneroso chiedergli di farlo in due mesi o poco più. Monti forse sperava di diventare il de Gaulle italiano, ma certe condizioni non si ripetono. A questo giro otterrà un risultato modesto, anche perché non ha seguito il consiglio di Passera di sbarazzarsi di Casini e di Fini, ma comunque alla fine la sua "agenda" sarà applicata e questo a lui e a quelli che lui rappresenta basta ed avanza.
Al di là di quello che succederà dopo il 25 febbraio e che cercherò di commentare con le mie "considerazioni", io so già che "perderò" le prossime elezioni perché, per chiunque voterò - naturalmente sempre nel campo del centrosinistra, visto che per me non ci sono altre scelte possibili - il mio non sarà un voto convinto. Non voglio che vinca né il fascismo di B. né il capitalismo rapace di Monti e quindi cercherò di capire nei prossimi giorni in che modo il mio voto sarà più utile per bilanciare il montismo "dal volto umano" di Bersani, che - nonostante tutto - mi auguro vinca. Credo che altre persone si trovino nella mia situazione - anche se naturalmente non so quantificarne il numero e il peso elettorale - perché manca tra le scelte possibili un'opzione decisamente e autenticamente socialista.
Proprio perché queste non saranno le "ultime" elezioni, le "elezioni fine-di-mondo" - come qualche commentatore sembra suggerire - credo che sia necessario, fin d'ora, darsi una scadenza più lontana e cominciare a pensare alle prossime elezioni - sì, proprio a quelle del 2018 - per non farsi trovare, ancora una volta, impreparati. Guardando a quello che è accaduto negli ultimi mesi nello schieramento che si colloca a sinistra del Pd, credo che uno dei limiti maggiori del mondo variegato che si è raccolto prima intorno all'appello per la creazione di un soggetto politico nuovo e poi ha dato vita ad Alba, sia stato proprio quello di partire troppo a ridosso delle elezioni. La fretta è stata una cattiva consigliera - lo si è intuito immediatamente nella confusione del passaggio repentino da Alba al manifesto Cambiare si può - tanto che sono bastati l'ennesimo Masaniello italiano - che ha fatto "carriera" ed è diventato finalmente sindaco della sua città - e un Ingroia qualsiasi per far abortire il progetto. Certamente la lista Rivoluzione civile rappresenta una novità a sinistra, avrà il merito di riportare in parlamento delle istanze autenticamente di sinistra che, a causa delle divisioni con cui i vari partiti si erano presentati nel 2008, erano rimaste fuori dall'assemblea legislativa, per la prima volta nella storia repubblicana. Io mi auguro sinceramente che Rivoluzione civile abbia un risultato significativo, spero che alcuni dei suoi candidati possano entrare in parlamento; non escludo di votare quella lista alla Camera perché nella mia regione è candidata Ilaria Cucchi, che è stata costretta a combattere una battaglia giusta, perché lo stato le ha ucciso il fratello. Non credo però che intorno a Rivoluzione civile potrà nascere un nuovo movimento socialista, perché - solo per fare il primo esempio che mi viene in mente - la presenza di Di Pietro va in una direzione molto diversa da quella da me auspicata.
Per questo io penso che, indipendentemente dal risultato delle elezioni del prossimo mese di febbraio, sia necessario mettersi da subito a fare qualcosa di diverso. C'è molto materiale su cui lavorare, provo a elencarne qualcuno, in ordine sparso, tra quello che a me interessa di più e di cui ho cercato di parlare in questo blog: ci sono le riflessioni teoriche di Latouche e Bauman, ci sono le proposte concrete della Cgil raccolte nel Piano del lavoro, ci sono gli studi di molte associazioni su una diversa forma di sviluppo, penso a Re:common o Smontaildebito, ci sono le riflessioni che hanno accompagnato la campagna referendaria sui beni comuni. Un programma socialista per un futuro partito c'è già, bisogna soltanto cercare di non far spegnere la fiaccola in questi tempi bui. Io provo a farlo da qui.
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