A due settimane dalle elezioni, la nebbia si comincia a diradare e le posizioni in campo appaiono decisamente più chiare.
Una delle cose che mi ha colpito di più in questi giorni è stata la tranquillità di quelli che sono stati i veri sconfitti di queste elezioni, il trio Draghi-Lagarde-Merkel. Questa calma è tanto più evidente se la si confronta con l'isterismo che colpì gli stessi personaggi circa un anno fa, all'indomani delle prime elezioni greche, quelle che sancirono la netta sconfitta dei loro rappresentanti locali - l'esile Samaras e il pingue Venizelos - l'imprevisto successo di Syriza e la prevedibile ascesa dei fascisti di Alba dorata. Ricorderete che l'impossibilità di formare un nuovo governo provocò il panico tra le cancellerie europee e le autorità finanziarie internazionali, mentre i grandi giornali disegnavano scenari più o meno apocalittici, paventando la nascita di un governo comunista nel paese di Pericle. Questa paura portò i leader europei - Monti compreso - a scendere direttamente in campo per sostenere i propri "campioni" nel corso della seconda, successiva, campagna elettorale di quella primavera; i cittadini greci furono blanditi o minacciati, a seconda dell'umore e dell'indole dell'interlocutore europeo, e finalmente votarono, seppur di stretta misura, come voleva l'Europa e fu quindi varato il governissimo in salsa tzatziki, che - dopo un anno - ha definitivamente affossato le speranze di quel paese di riprendersi dalla più grave crisi economica dalla fine della seconda guerra mondiale. Il confronto tra la Grecia e la repubblica di Weimar è sempre più frequente, anche perché le milizie di Alba dorata sono diventate ormai una presenza costante delle notti ateniesi.
Di fronte alla cocente sconfitta di Monti, all'impossibilità di formare a breve un governo e alla possibilità - allo stato non remota - di andare tra poco tempo a nuove elezioni, dall'esito non scontato, quelli che un anno fa si stracciavano le vesti, dimostrano una signorile superiorità. Addirittura qualcuno di loro - come il presidente della Goldman Sachs - dimostra un qualche benevolo interesse per il Movimento Cinque stelle. Gatta ci cova: stanno tramando qualcosa. A dire il vero qualcosa negli ultimi giorni è successo. Il presidente Napolitano - l'uomo che ha "inventato" Monti ed è il vero garante delle politiche recessive e ultraliberiste in Italia - ha cominciato a dire, seppur in tono pacato, che la situazione economica italiana richiede responsabilità da parte delle forze politiche e, a stretto giro, un'agenzia di rating - anche se non la più importante - ha declassato l'Italia. Chiaramente stanno lavorando per sostenere la nascita di un nuovo governo "tecnico", a cui Pd e Pdl, dovranno alla fine piegarsi.
La cosa è un po' meno semplice del previsto, almeno per due motivi. Il "colpo" del novembre 2011 - come ho detto più volte - fu salutato come una liberazione dalla metà di questo paese che odia - ricambiata - quello che fino ad allora era il presidente del consiglio. Eravamo così felici di veder sfilare le auto di B. dimissionario, eravamo così ebbri, da non accorgerci del resto. Quando è finita la gioia per esserci liberati - allora pensavamo, sbagliando, per sempre - ci siamo ritrovati Monti, ma ormai era troppo tardi. Ecco, questo gioco di prestigio stavolta è impossibile da ripetere. L'altro problema è che Napolitano sta finalmente per concludere il suo mandato e che, incautamente, ha già detto di non voler essere ricandidato. E' evidentemente un problema sostenere un governo "del presidente", senza il presidente che l'ha voluto. Non credo sia un caso che questa mattina il direttore del Corriere chieda a Napolitano di rimanere, almeno per un po', per garantire appunto questa agognata stabilità. Non so se alla fine si arriverà a questa soluzione. Per altro sarebbe un bel paradosso: mentre il Papa si dimette, al Quirinale sperimenteremmo una sorta di presidenza a vita. Comunque i numeri dicono chiaramente che la pur esigua pattuglia montiana sarà decisiva per eleggere il nuovo presidente della repubblica e c'è da scommettere che lo faranno pesare. Non so quale sarà la soluzione che alla fine troveranno, ma - lo ripeto - la tranquillità europea non fa presumere nulla di buono per questo paese: la Grecia è sempre più vicina.
Incidentalmente tutti questi movimenti rendono ancora più velleitario il pur nobile tentativo di Bersani di trovare una soluzione politica allo stallo. L'impressione è che "colà dove si puote ciò che si vuole" abbiano deciso di far giocare un po' il segretario del Pd, tanto per guadagnare un po' di tempo. E, come obiettivo secondario, per indebolirlo ulteriormente. Nessuno immagina davvero che nascerà questo governo degli otto punti. Ricapitolo qui alcune riflessioni fatte su facebook, dopo aver ascoltato l'intervento di Bersani alla direzione del Pd. Gli otto punti indicati dal segretario sono naturalmente condivisibili, ma ci sono quattro cose che mi hanno lasciato dubbioso. Questi punti potevano essere enunciati con altrettanta chiarezza in campagna elettorale (io ad esempio avrei votato Pd - come ho fatto comunque - facendo un po' meno fatica), anche se il risultato delle elezioni - ne do atto a Bersani - non sarebbe sostanzialmente cambiato. Questi punti quanto rappresentano davvero "tutto" il Pd? Ad esempio Renzi accetta la critica - che peraltro dovrebbe essere ancora più radicale - alle politiche austeritarie e Bindi accetta che siano introdotti i diritti alle persone omosessuali? Questa impostazione sarebbe adesso un po' più credibile - e lo sarebbe stata anche in campagna elettorale - se il Pd non avesse votato tutte le riforme del governo Monti - a partire dalla pessima legge Fornero - accettando quell'impostazione rigorista di cui solo adesso si denunciano i gravi difetti. Come ho detto anche prima, a questo punto sono velleitari, dal momento che disegnano il programma di un governo di legislatura e il prossimo governo evidentemente non lo sarà; o meglio questo governo Bersani neppure nascerà.
Penso quindi che nei prossimi giorni succederà questo: un nuovo presidente della repubblica "montiano" affiderà l'incarico per formare il nuovo governo a uno dei ministri del governo Monti; a seconda di quale sarà lo "scopo" e il termine dello stesso governo, potrebbe essere la sora Cancellieri, se l'obiettivo primario fosse la nuova legge elettorale, o Passera, se invece si darà più peso all'emergenzza economica. Poco cambierà.
Al di là di queste cose credo sia più interessante capire cosa succederà nel panorama politico. Credo che queste elezioni abbiano segnato la fine del bipolarismo che ha caratterizzato la cosiddetta "seconda repubblica" - non tanto perché è nato il Movimento Cinque stelle, che francamente è difficile capire cosa diventerà e anche se continuerà a esistere - ma perché è difficile immaginare che Pd e Pdl continueranno per molto tempo a essere quello che sono adesso. Sappiamo che il Pdl cambierà soltanto quando morirà B.: ne abbiamo avuto l'ennesima prova nel corso di questa campagna elettorale. Dobbiamo rassegnarci ad aspettare, anche perché i tentativi, lodevoli - per quanto affannosi e affannati - di una parte della magistratura per farlo condannare e quindi impedirgli di ricoprire cariche pubbliche finiscono soltanto per esaltarlo nella fantasia malata dei suoi elettori. Il bipolarismo è nato con lui e morirà con lui. Morto B. anche il Pd non avrà più ragione di esistere. E nasceranno di nuovo due partiti: uno socialista - che naturalmente non sarà più guidato da Bersani - in cui ci ritroveranno una parte di quelli che adesso votano Pd, quelli che votano Sel, noi "sinistri" sparsi (se posso esprimere una preferenza preferirei che lo guidasse Camusso piuttosto che Barca, come paiono credere i bene informati); e uno liberaldemocratico guidato da Renzi. Era innaturale che tutti noi stessimo nello stesso partito e infatti tutti non siamo mai riusciti a starci. Mi pare che le mosse del sindaco di Firenze vadano ormai in questa direzione. Spero di avere ragione e di non aver previsto soltanto quello che desiderei io. Come noto, scambiare i desideri con la realtà è uno dei maggior pericoli di quelli che fanno i pronostici.
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