Visto che il tema è tornato prepotentemente alla ribalta, provo anch'io a dare il mio contributo, di parte naturalmente.
Come credo sia ormai chiaro, il problema ora non è più sapere chi ha ucciso i due pescatori indiani. Sono stati i due militari italiani? Sono state altre persone imbarcate sulla Enrica Lexie? Sono stati altri uomini coinvolti in quel concitato conflitto a fuoco? Probabilmente a questo punto è impossibile stabilire una verità processuale. Umanamente, spero per loro che non siano stati Latorre e Girone: devono già sopportare una prova difficile e credo sarebbe ancora più difficile farlo con questo peso. Ma questo riguarda ovviamente loro e la loro coscienza. In molti si sono fatti un'idea precisa di questa vicenda, naturalmente senza averne nessuna conoscenza. Una grande maggioranza degli italiani li ha già assolti, mentre un'altra parta, tanto piccola quanto esarcerbata nei toni, li ha già condannati. Personalmente non ho una particolare simpatia per quelle due persone e non ho particolare rispetto per l'istituzione che essi rappresentano, ma non so cosa sia successo e sinceramente mi interessa anche poco. In qualche modo - e a mio avviso giustamente - il nostro paese si è già assunto la responsabilità dell'accaduto, riconoscendo un indennizzo economico alle famiglie dei pescatori uccisi. Naturalmente so che il denaro non può ripagare la vita delle persone - in questo come in qualunque altro caso di omicidio - ma questo è il criterio che gli uomini si sono dati, dopo che hanno fortunatamente abbandonato la legge del taglione. Riconosciuto questo diritto alle famiglie dei morti, lo stato italiano ha il diritto di riportare in Italia le persone che per suo conto hanno agito e ha il dovere, nelle forme e nei modi che valuterà, di giudicare se hanno operato correttamente.
Fatta questa premessa, questa vicenda è significativa da un punto di vista politico e purtroppo sintomatica della pessima condizione delle nostre istituzioni: e di questo voglio parlare. Il punto fondamentale - mai abbastanza ripetuto - è che i due militari italiani non dovevano a essere a bordo di quella nave. Perché i militari italiani devono scortare, a spese dello stato, convogli privati? Che interesse nazionale c'era per garantire la presenza di soldati italiani sulla Enrica Lexie? Nessuno, naturalmente. Questo è un punto fondamentale. Tutta questa vicenda è figlia di quell'errore madornale, i cui responsabili hanno nomi e cognomi - troppo noti per citarli ancora - e quindi chi adesso pretende di salvare la vita dei due marò, alzando la voce in maniera scomposta, dovrebbe avere almeno la decenza di stare zitto. Oltre al fatto che su quella nave non avrebbero neppure dovuto salirci, chi li ha mandati non ha nemmeno chiarito quali fossero esattamente i loro compiti e soprattutto non ha detto cosa fare in caso di incidenti.
Detto questo, purtroppo un incidente è avvenuto e ha provocato la morte dei due pescatori indiani, ed è stato commesso un altro errore, altrettanto madornale. A quel punto doveva essere trovata una soluzione immediata - ripeto immediata - per riportare in Italia i due militari. L'esercito di un paese più forte e più organizzato avrebbe probabilmente organizzato un'azione per recuperare direttamente dalla nave i due militari. Capisco che questo non sia alla portata né delle nostre forza armate né tantomeno dei nostri inefficaci, inefficienti e corrotti servizi segreti, ma forse qualche sistema più "italiano" poteva essere escogitato, pur nella concitazione del momento, magari dando un po' di soldi a qualche funzionario o militare indiano affinché chiudesse un occhio - o tutti e due - proprio durante il passaggio di Latorre e Girone. Oppure il governo italiano poteva immeditamente avviare una trattativa, ovviamente riservata, con quello indiano, promettendo qualcosa a quel paese in cambio della restituzione dei militari. Come si dice in campagna, "più la mescoli, più puzza", evidentemente questa saggezza contadina non è familiare agli "altissimi" funzionari della Farnesina e della Difesa, che hanno perso tempo, tempo prezioso. Probabilmente questi esperti, forti della lettura delle barzellette della "Settimana enigmistica", hanno immaginato che gli indiani siano tutti magri, con il turbante, impegnati a dormire su letti di chiodi o a incantare serpenti. Qualcuno, più preparato culturalmente, ha visto una puntata di Quark in cui hanno mostrato le mucche passeggiare per le vie delle città indiane e si è fatto l'idea che quel paese sia ancora sottosviluppato.
L'India invece è un grande paese, molto più importante e influente dell'Italia. C'è poi un problema che i nostri "esperti" hanno probabilmente sottovalutato. La leader del partito di governo in India è una donna che l'opposizione chiama in maniera spregiativa "l'italiana" e che proprio per essere nata in Piemonte non può diventare il primo ministro di quel paese, nonostante faccia parte della famiglia "regnante" in India. In una situazione simile, i nostri diplomatici e i nostri militari - che nel frattempo erano riusciti a "piazzare" a capo dei loro ministeri un ambasciatore e un ammiraglio - non hanno immaginato che la condizione dei due militari diventasse ogni giorno più grave, proprio in forza dell'essere italiani? Evidentemente no.
Poi c'è stato il colpo di genio di questi ultimi giorni. Sinceramente quando il governo Monti, alla fine del suo mandato, ha annunciato che i due militari non sarebbero tornati in India ho pensato che le diplomazione indiana e italiana avessero trovato finalmente un accordo. Naturalmente nessuno dei due governi, e specialmente quello di New Delhi, poteva ammetterlo, ma mi pareva potesse essere un modo onorevole per chiudere la vicenda. Dopo qualche settimana di polemiche, della sorte dei due marò non si sarebbe più parlato e tutto sarebbe andato a posto; l'accordo poteva interessare altre vicende poco chiare, in cui l'Italia è coinvolta in quel paese, come le tangenti Finmeccanica. Invece ho scoperto che sono più stupidi di quello che io, che non sono mai stato tenero con loro, credevo; il nostro governo ha fatto la furbata e dopo pochi giorni ha fatto la cosa peggiore che, a quel punto, potesse fare, ossia rimandare indietro Latorre e Girone, che a questo punto naturalmente il governo indiano non ci restituirà più. Mi dispiace molto per loro, ma adesso è impossibile che il governo di New Delhi ceda, ne andrebbe della loro reputazione e il partito del Congresso rischierebbe di perdere le prossime elezioni. Non credo proprio che Sonia Gandhi a questo punto rinuncerà a vincere le elezioni, per fare un favore a quelle "belle ghigne" di Napolitano e di Monti.
Non commento la sceneggiata di ieri di Terzi di Sant'Agata in parlamento, con cui l'ormai ex-diplomatico si è assicurato un posto da senatore nella ormai prossima legislatura, tra i pagliacci del Pdl. E' la fine farsesca e indegna di un governo nato in maniera illegittima e che ha dimostrato un'incapacità unica, a dispetto della presunzione dei suoi componenti. Il governo dei tecnici è indecente come il governo che l'ha preceduto, ma almeno quello era stato votato da una parte degli italiani. Anche per questo abbiamo bisogno di un governo diverso, che speriamo riesca a riportare in Italia, tra qualche anno, Latorre e Girone.
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