mercoledì 24 aprile 2013

Considerazioni libere (358): a proposito di quello che possiamo e vogliamo fare...

Con la nascita del governo del "cardinal nepote" siamo arrivati alla fine di questa lunga e faticosa fase politica e istituzionale; in queste settimane io ho cercato di raccontarla, attraverso queste mie "considerazioni", naturalmente senza alcuna pretesa di oggettività, anzi con tutta la faziosità di cui sono stato capace. Approfitto per ringraziare quelli che hanno avuto la pazienza di sopportare le mie incursioni e i miei "tag", diventati un po' più frequenti. Proprio perché sono radicalmente di parte potete immaginare come mi senta e potete anche immaginare quello che penso. Marzullianamente mi sono fatto alcune domande, dandomi le risposte.
Come è andata?
In fondo la sintesi è piuttosto semplice: loro hanno vinto e noi abbiamo perso, anzi abbiamo perso male, e facendoci male. A essere sinceri loro sono oggettivamente più forti di noi: è come se il Bologna affrontasse il Barcellona; per quanto sia acceso il nostro tifo, dobbiamo riconoscere che siamo più "tristi" di loro, arrendendoci al loro stile e alla loro tecnica. Però - vale nel calcio come nella politica - la forza degli avversari non può mai essere utilizzata come un alibi per giocare male. Loro sono più forti essenzialmente per due ragioni: hanno un obiettivo preciso e su questo obiettivo riescono a raccogliersi tutti, anche quelli che potenzialmente potrebbero avere scopi diversi. Ad esempio in questa fase convulsa è stato chiarissimo nel rapporto tra loro e la parte più eversiva del centrodestra. Nel novembre del 2011 decisero che B. non era più in grado di rappresentare i loro interessi e quindi lo sfrattarono, senza tanti complimenti, da palazzo Chigi, per insediarvi il più affidabile Monti; ora, visto che B. continua ad avere - forse anche contro le loro previsioni - un ragguardevole consenso elettorale, hanno deciso di continuare a utilizzarlo, ricevendone in cambio appoggio e voti. Noi abbiamo partecipato alla gara - come di consueto - in ordine sparso. Prendiamo anche l'ultimo episodio: la mancata intesa tra Pd e Movimento Cinque stelle sul nome di Stefano Rodotà. Era naturale che una parte del Pd - quella che segue la logica loro e quindi che sta pienamente dalla parte dei nostri avversari - non accettasse di votare per un candidato con quella storia e soprattutto con quelle idee. A me questo non ha fatto neppure arrabbiare; io sapevo già - anche quando ho votato quel partito - che una parte di loro aveva idee completamente diverse dalle mie e ho accettato il rischio. Quello che mi ha fatto arrabbiare è che una parte dei nostri - nostri veri, non le quinte colonne, alla Letta e alla Renzi, tanto per non fare nomi - abbiano cominciato a fare gli schizzinosi su una possibile alleanza con il partito di Grillo, solo perché manca a loro un certificato di "purezza". E' un fenomeno ricorrente nella storia della sinistra mondiale e non credo che sia neppure necessario tornarci troppo sopra.
Abbiamo avuto durante la partita la possibilità di fare almeno un gol? 
Io credo di sì, due volte. Naturalmente so bene che la storia non si fa con i se, ma credo che se Bersani avesse avuto alcune settimane fa la possibilità di presentarsi alle Camere con un "bel" governo e con alcune proposte programmatiche forti, il muro dei parlamentari grillini si sarebbe in parte crepato e ci sarebbe stata una possibilità per quello che abbiamo cominciato a chiamare il "governo del cambiamento". Non credo di essere poi il solo a pensarlo, dal momento che Napolitano ha fatto di tutto per impedire questa possibilità, indebolendo Bersani, dando a Grillo il tempo di compattare i suoi e offrendo un'alternativa possibile a tutti gli altri, con il miraggio della "larghe intese". La seconda possibilità è stata quando è nata, in maniera imprevista e oggettivamente casuale, la candidatura di Rodotà; sono convinto che lì loro abbiano avuto davvero paura, tanto da costringerli a utilizzare "l'arma fine di mondo", ossia Napolitano, che vedeva ormai per sé un ruolo meno esposto. A quel punto non hanno più avuto pietà e hanno cominciato a far gol a raffica. Credo che abbiano perfino esagerato, succede a volte a chi vuol strafare. Nell'ansia di distruggere noi, hanno ammazzato anche il Pd, che in fondo era un loro alleato piuttosto fedele, anche al netto di quelli di noi che ci erano rimasti dentro e di quelli, come me, ancora disposti a votarlo; diciamo che il Pd è una vittima del fuoco amico. Personalmente credo che in questa fase che si sta aprendo a loro facesse gioco un Pd più forte, capace comunque di assorbire una parte delle proteste dei cittadini; è il modo in cui lo hanno usato durante i mesi del governo Monti. Ora si dovranno inventare un nuovo partito di centrosinistra, e naturalmente è già a disposizione l'"utile idiota" di turno, momentaneamente parcheggiato in riva all'Arno. Certo una parte di noi "sinistri" non sarà più disponibile ad abboccare, ma credo che loro se ne facciano una ragione. Anche perché credo che ormai il "grillismo" sia un fenomeno in fase calante. Su questo punto provo a spiegarmi. Una parte di persone che hanno votato per i Cinque stelle venendo da destra e dalla Lega non lo faranno più, dopo che quel movimento ha sventolato la bandiera-Rodotà, e una parte di persone che lo hanno votato venendo da sinistra non lo rifaranno perché gli imputeranno, sbagliando, le colpe di questa disfatta. Quindi loro potranno serenamente continuare a governare, magari approfittando della paura del rafforzarsi di un movimento neofascista, che - come hanno fatto in Grecia - faranno sicuramente crescere anche qui. Anche questo è un triste ritorno per la storia recente del nostro paese.
E adesso cosa faranno loro?
Intanto si sono assicurati un bel vantaggio. Sono finalmente riusciti a trasformare il nostro paese in una repubblica presidenziale, un loro pallino fin dagli anni Settanta, come ben testimoniano le carte di Gelli, e riducendo drasticamente il ruolo del parlamento, che sarà chiamato a ratificare, a colpi di voti di fiducia, le ineluttabili scelte che il governo, in nome della responsabilità, sarà chiamato a prendere, seguendo le indicazioni di chi veramente tiene ormai le fila della politica italiana. Devo dire che a questa riforma un po' abbiamo contribuito anche noi, con l'enfasi che abbiamo dato al nome di Rodotà, quasi prefigurando una sorta di elezione diretta del presidente della Repubblica. A me quel pomeriggio non ha spaventato tanto la "marcia su Roma" di Grillo - peraltro enfatizzata e utilizzata dai mezzi di informazione come uno spauracchio per spaventare l'Italia timorata e benpensante - quanto questa deriva "presidenziale" che c'era nella nostra proposta. Adesso per loro sarà anche più semplice proporre la riforma della Costituzione, introducendo la figura di un presidente "forte"; ci accontenteranno, sapendo che tanto il presidente lo sceglieranno alla fine sempre loro, facendolo eleggere a noi tra i candidati dei due centrodestra - Alfano e Renzi, per capirsi, o quelli che saranno chiamati a rappresentare i due schieramenti del nostro amorfo bipolarismo. Tanto a loro interessa la sostanza, ossia le liberalizzazioni, le privatizzazioni, la riduzione dei diritti dei lavoratori, la dissoluzione del welfare, ossia i punti su cui otterrà la fiducia dalla "nuova" maggioranza parlamentare il "nuovo" governo Letta, auspice il "nuovo" presidente Napolitano.
E noi? 
Noi stiamo qui a prenderla nel culo, come il personaggio di Altan.
Sono demoralizzato? 
Sicuramente. Poi io non ho ragioni per lamentarmi, sono una persona fortunata: io e mia moglie lavoriamo, guadagniamo non molto, ma è quello che ci basta e ce lo facciamo bastare, non abbiamo figli e quindi non abbiamo preoccupazioni per il nostro futuro immediato; sono perfino nella condizione psicologica per mandare tutti a quel paese. Poi so che non ci riesco, perché ho questo carattere qui e soprattutto perché ci sono ancora cose in cui credo.
Sono pentito di aver votato per il Pd?
Pentito no, ho creduto in quello che ho fatto e detto, certo sono arrabbiato perché adesso i "miei" parlamentari fanno con il mio voto quello che non avrei voluto che facessero; ma francamente anche se non li avessi votati non sarebbe cambiato nulla. Naturalmente a questo punto non ci casco più, non chiedetemi più di votare il meno peggio, non sono più disponibile a votare per un partito in cui ci sia anche una parte di loro. Agli amici che rimangono là, mando i miei saluti, sapendo che le nostre strade si dividono e che non li ritroverò per un bel pezzo. Dalle prossime elezioni o voto per un partito in cui mi ritrovo davvero, per quanto minoritario sia, o non voto; non voterò certo più l'ex-Pd, pur continuando a guardare cosa succederà da quelle parti. Per inciso non credo che a questo punto l'avventura di Barca sia destinata ad avere molto successo. 
E allora cosa possiamo fare? 
Prima di tutto io credo sia importante tenere accesa una luce. C'è stato un passaggio significativo nel discorso di Napolitano di oggi, dopo che ha dato l'incarico a Letta: ha chiesto ai mezzi di informazione di uniformarsi alla versione di regime e quindi di favorire le "larghe intese". A essere onesti non serve neppure questo richiamo presidenziale, ci pensano già loro a essere servi, non bisogna neppure chiederglielo; vedrete che nei prossimi giorni la crisi sparirà da giornali e televisioni, la gente non si suiciderà più e tutto andrà bene. Siccome non sarà così, abbiamo bisogno di raccontarlo e di aiutare le voci che proveranno in questi anni a resistere, raccontando una versione diversa. Io è quello che ho fatto finora con questo blog e con i miei interventi in rete e quindi continuerò a farlo. Immagino che molti non saranno d'accordo con me e non considerino quello attuale un regime. Io sì e quindi considero questa una forma - assolutamente non eroica, non particolarmente coraggiosa, ma comunque utile nel suo piccolo - di resistenza. Anche in vista del giorno di domani, in cui invece torneremo a celebrare la Resistenza, quella vera.   

2 commenti:

  1. condivido, purtroppo, la maggior parte di quello che hai scritto.. :(

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  2. Concordo pienamente e anch'io non voterò più il PD. E senza rimpianti: già da un pezzo, non era più "il mio partito", quello che votai, appena maggiorenne, nel 1970.

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