Non so quanti miei lettori siano appassionati di ciclismo, e in particolare di ciclismo su pista. Anche se non lo siete, magari vi sarà capitato di vedere una gara e in particolare quel momento in cui i ciclisti stanno fermi in equilibrio, ciascuno sulla propria bicicletta, in attesa del momento migliore per attaccare e sorprendere l'avversario; adesso i regolamenti vietano che l'utilizzo di questa tecnica, chiamata surplace, duri più di trenta secondi, ma fino a qualche anno fa questa era una tattica molto usata, che poteva durare diversi minuti - leggo su Wikipedia che il record è di un'ora e tre minuti. Personalmente ho sempre trovato quei momenti molto emozionanti, pieni di tensione. Mi pare che la politica italiana sia adesso proprio in un momento di surplace e spero che il mio corridore preferito, Bersani, riesca a beffare gli altri, a lanciarsi in pista e a scattare in avanti. Un bel modo per prendere di sorpresa gli altri sarebbe proporre per il Quirinale un nome "fuori" da quelli detti fino ad ora; io ho fatto, in maniera sommessa, una proposta: Elisabetta Tripodi, una donna del nostro sud, il sindaco di Rosarno, un impegno netto contro la 'ndrangheta.
Comunque, in momenti del genere non c'è molto da fare, bisogna soltanto aspettare e infatti in questa settimana non è sostanzialmente successo nulla di nuovo, almeno nulla di rilevante. E anche queste mie consuete riflessioni del fine settimana sono spigolature, in attesa dello scatto decisivo, che sappiamo avverrà solo dopo il 18 aprile. E' curioso come tutti i commentatori, mentendo più o meno consapevolmente, imputino questi lunghi giorni di impasse all'ostinazione di Bersani: questo la dice lunga sulla mancanza di libertà degli organi di informazione italiani, che ripetono tutti le stesse cose; in parte perché così chiedono i loro editori, diretti od occulti, e in parte perché, da sempre, è più facile seguire l'onda che contrastarla. Come è evidente siamo fermi soltanto a causa della volontà di Napolitano - questa sì ostinata e comprensibile soltanto nel quadro di una ovvia degenerazione senile - di non voler affidare l'incarico a Bersani; ma siccome i commentatori ripetono come un mantra che occorre avere rispetto per il capo dello stato, nessuno ha il coraggio di dire la verità, anche quelli che la capiscono. Naturalmente ci sono quelli a cui questa ostinazione senile fa gioco e sono quelli che lavorano per il governo Pd-Pdl, che quindi approfittano di questa opinione generale sulla presunta saggezza quirinalizia e sulla pigrizia dei giornalisti che ripetono la solita litania. Questi addirittura si spingono a ipotizzare un secondo mandato per Napolitano, che sarebbe davvero la rovina di questo paese. Devo constatare purtroppo che questa falsa opinione su Napolitano è così radicata che ha contagiato anche la stampa estera; ormai negli articoli dei giornali stranieri - almeno quelli che io posso leggere attraverso Internazionale - non manca mai il riferimento alla saggezza di Napolitano. Sono come le maschere della commedia dell'arte: Pantalone è avaro, Brighella furbo, Napolitano saggio.
Il quasi ex-presidente è talmente saggio che ha riunito attorno a sé una congrega di saggi suoi pari. Su questa boutade ormai si è tanto ironizzato che mi pare perfino inutile infierire. Tra qualche giorno, come è giusto, calerà il silenzio sui saggi. Personalmente mi dispiace per Valerio Onida, che persona saggia lo è davvero, e che, per malriposto spirito istituzionale, ha accettato di prender parte a questa pagliacciata, poi pentendosene in forma privata.
La settimana poi si è conclusa con la riunione a porte chiuse dei gruppi parlamentari del Movimento Cinque stelle. Cito questo episodio, in sé non particolarmente rilevante, per sottolineare ancora una volta la vacuità della stampa italiana. Che i quadri di un partito si riuniscano in occasione di passaggi importanti della vita politica e istituzionale non mi pare una cosa molto strana, eppure nelle cronache di ieri e negli articoli di oggi colpisce il livore dei giornalisti verso non tanto quell'appuntamento, ma per il fatto di esserne stati esclusi. Certo ci sono stati aspetti un po' naif, come la trasferta in pullman, con ritrovo presso il baretto di piazza del Popolo e si suppone la "simpatica dimostrazione di prodotti" durante il viaggio, ma mi pare troppo per costruirci servizi e articoli. Devo dire che a me piacciono le facce giovani, anche se un po' spaesate, dei parlamentari Cinque stelle: raccontano un'Italia certamente migliore delle facce livide di quelli del Pdl. Ora, come è noto, io non sono un particolare estimatore di Grillo e dei suoi metodi, ma una cosa davvero mi piace: aver spezzato quella connivenza malata che c'è tra i politici e la stampa. Ai giornalisti politici italiani non serve andare davanti a una sede di partito per sapere le ultime notizie, sono i politici che li chiamano - naturalmente ciascuno chiama i "propri" - per spiegare le proprie ragioni e soprattutto per alimentare quegli articoli che compaiono in tutti i giornali sotto la categoria "retroscena", una delle cose più abiette della stampa italiana. In sostanza la rabbia dei giornalisti davanti ai cancelli dell'agriturismo ieri non era provocata dalla sacrosanta difesa del diritto di cronaca, ma dal malumore per non poter accedere al buffet. Come spesso ripeto e come credo sia sempre giusto ricordare, se l'Italia ha una classe politica mediamente mediocre è perché è un paese mediamente mediocre; i giornalisti italiani non sfuggono a questa regola, anzi.
L'ultima riflessione della settimana riguarda il rinnovato attivismo di Matteo Renzi. La mia antipatia personale per l'uomo e il mio disaccordo politico sono altrettanto noti e probabilmente immaginate già quello che sto per scrivere. Devo ammettere però che in questi giorni ho letto con qualche disappunto gli insulti continui di cui è stato fatto oggetto Renzi, per cose assolutamente marginali, come la sua partecipazione ad Amici o il suo giubbotto di pelle. Ci sono molte ragioni politiche per criticare Matteo Renzi, talmente tante che non sarebbe necessario ricorrere agli insulti. Prima o poi dovremo fermarci un attimo e ragionare sul motivo per cui in Italia la polemica politica finisce sempre per trascendere e cadere nell'insulto gratuito.
Torniamo a Renzi. Al di là delle sue aspirazioni personali, lui rappresenta un'opzione politica radicalmente alternativa a quella di Bersani: era evidente prima delle primarie, in quell'occasione è stato ufficialmente sancito e poi, in maniera piuttosto ipocrita da entrambe le parti, queste differenze sono state tenute nascoste in campagna elettorale. Questa è una forma di ipocrisia piuttosto frequente in politica, che mi è capitato di praticare. Ora, per come l'hanno insegnato a Bersani, a me e a molti altri - ma evidentemente non a Renzi - questa forma di ipocrisia avrebbe dovuto continuare anche in questa fase delicata. Oggettivamente le dichiarazioni di Renzi hanno indebolito Bersani. Ha fatto bene o male? A questo punto non lo so, faccio anche fatica a dirlo, dal momento che io non aderisco al partito di Bersani e di Renzi e anzi ho detto in più occasioni che spero si sciolga, per ricostruire finalmente in Italia un partito socialista, in cui le persone come Renzi non ci siano. Probabilmente questo attivismo del sindaco di Firenze rende più vicina questa scadenza e quindi da un lato mi soddisfa, dall'altro spero che il tentativo di Bersani vada in porto e quindi occorre tutta la forza del Pd, compresa l'irrequieta corrente renziana. Peraltro vedo che l'irrequietezza non è solo di Renzi, ma parecchi esponenti del Pd amano in questi giorni fare dichiarazioni, che forse farebbero meglio a rimanere nei cassetti. Noto ad esempio un certo sospetto attivismo di Franceschini che appare molto di più adesso di quando era capogruppo; evidentemente le due mancate elezioni, a presidente della Camera e a capogruppo, non hanno fatto bene al suo equilibrio. A proposito trovo giusto un rimprovero che Renzi ha fatto a Bersani: i gruppi parlamentari del Pd sono pieni di belle facce, di persone giovani, di molte donne - anche le loro facce mi piacciono molto, come quelle dei grillini; dice, anche polemicamente Renzi, sono quasi tutti bersaniani, li riunisca di più. E' giusto, li coinvolga: i nuovi gruppi parlamentari sono molto più in sintonia con il paese di quella direzione, piena di personaggi "antichi" e costruita con una logica strettamente correntizia, che Bersani riunisce regolarmente e che altrettanto regolarmente Renzi diserta. Io preferirei sentire le dichiarazioni di Roberto Speranza che quelle di Franceschini.
Però è Franceschini che parla e quindi dobbiamo leggere bene le sue parole di oggi, significativamente consegnate al "Corrierone dello zar", organo del "montismo" più rigoroso. Franceschini disegna un quadro preciso per il post-18 aprile, certamente un quadro benedetto da Draghi, Lagarde e compagnia cantante. Al Quirinale una persona "non-ostile" a B., ossia una persona disposta a fermare i processi in corso, se necessario, o magari a concedere la grazia, se accadesse l'irreparabile; Bersani a palazzo Chigi con un esecutivo più tecnico che politico; un esponente del Pdl a capo della convenzione delle riforme, sempre che non si renda disponibile la presidenza del Senato. E poi la nuova legge elettorale, di impronta fortemente maggioritaria, visto che Franceschini e quelli che la pensano come lui, immaginano - credo giustamente - che il Movimento Cinque stelle abbia già conosciuto il suo apice elettorale e quindi sia rapidamente destinato a sgonfiarsi. Poi Renzi vincerà le primarie e tutto si sistemerà. Una buona soluzione? Per l'Italia non credo. Godiamoci allora questo momento di surplace, sempre sperando che lo scatto non sia quello previsto dai "responsabili" di destra e di sinistra.
p.s. C'è un'altra cosa su cui sono d'accordo con Renzi, anche se lui lo dice per fare un po' di sana e gratuita demagogia: a una famiglia come quella di Civitanova Marche - e purtroppo ce ne sono molte così, dove speriamo la disperazione non abbia la meglio - di tutto questo non frega assolutamente nulla. E' questo purtroppo che gli amici del Movimento Cinque stelle non riescono a capire.
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