giovedì 16 gennaio 2014

Verba volant (51): amante...

Amante, sost. m. e f.

Si tratta evidentemente di una forma verbale, il participio presente del verbo amare; questa parola nel tempo - oltre a indicare chi innocentemente e pubblicamente ama il proprio amato o la propria amata - definisce ormai quella persona che ha una relazione amorosa extraconiugale e segreta.
Come noto, da pochi giorni i cugini francesi - e noi con loro - hanno scoperto che François e Julie sono amanti, ai danni della povera Valérie. Tecnicamente non si tratta di una storia extraconiugale, in quanto non c'è matrimonio da violare, ma in Francia hanno fatto enormi passi in avanti in questo campo e quindi a tutti gli effetti Valérie, oltre che prima première dame non sposata della storia della V Repubblica, è diventata, malgré soi, la prima moglie tradita non sposata. Invece la storia ha mantenuto il carattere della segretezza, almeno fino a quando quelli di Closer non hanno avuto la fortuna di imbattersi in questa storia.
Una grande fortuna, perché le storie di corna funzionano sempre, ce lo hanno insegnato romanzieri, drammaturghi, cineasti; francesi e non solo. E infatti tutti, pagato il nostro ipocrita obolo alla difesa della privacy, fatta l’inutile premessa che in fondo “sono solo fatti loro“, ci siamo gettati a capofitto a leggere cronache, a spulciare interviste, a guardare foto per sapere particolari sempre più intimi e possibilmente morbosi della liaison presidenziale.
Come sapete questo sostantivo non si declina per genere e quindi può indicare sia un uomo che una donna, come nel nostro caso. Siccome però le lingue - come la storia - le fanno i vincitori e da sempre vincono i maschi, questa parola nella sua accezione femminile si carica di un sottinteso negativo che non troviamo in quella maschile. E anche nella storia di questi giorni non manca questo lontano, ma persistente, pregiudizio.
Chi ha sedotto chi? Julie, è stata Julie, diranno subito i miei piccoli lettori. E’ lei la rovinafamiglie. Il povero François non ha potuto far nulla di fronte alla bellezza e allo charme di questa giovane attrice (anche questa professione, specialmente quando si tratta di donne, si porta dietro qualche pregiudizio di troppo).
Anzi credo che qualcuno comincerà a rivalutare il povero François, che - nonostante quella sua aria da impiegato di concetto - è riuscito ad avere una moglie, una quasi moglie e un’amante belle e intelligenti come ha avuto il presidente francese. François cadrà in piedi, nella migliore tradizione degli inquilini dell’Eliseo, mentre Julie sarà sempre l’amante di. Almeno, se Valérie l’avrà vinta e quindi François tornerà pentito al talamo nuziale, Julie potrà sempre partecipare ai reality, un’opportunità inedita per le amanti dei presidenti in altre epoche.
Per noi italiani poi è particolarmente doloroso leggere quello che succede in questi giorni in Francia, perché ancora una volta si dimostra la superiorità dei cugini transalpini. Il loro presidente per andare a letto con una giovane donna non deve neppure pagare.
Visto che l’amore è per fortuna anche altro, chiudo questa definizione con una storia che gli amici psicologi - la psicologia è una disciplina che confina con la filosofia e con altre scienze inutili di tal fatta - ricorderanno: il paradosso dell’amante.
La protagonista di questo breve apologo è una donna brillante, raffinata e molto colta. La donna ha due corteggiatori, il primo coltiva l’ideale dell’amore cortese, condivide con lei interessi intellettuali e spirituali, e si ritira ogni volta che deve dichiarare il proprio amore; il secondo è decisamente più spregiudicato e infatti non tergiversa e si dichiara. Il primo, nonostante il suo amore sia più forte di quello del rivale, finisce per rimanere un confidente della donna, un amico e non avrà mai l’occasione di raggiungere con lei un‘intesa sessuale, proprio in nome dell’amore che ha verso di lei.
Schopenhauer racconta più o meno la stessa storia nel paradosso dei porcospini.
Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione.
La speranza è riuscire a trovare quella posizione. Vi auguro di riuscirci.

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