Effettivamente è piuttosto facile sfottere Matteo Renzi - io lo faccio quasi tutti i giorni - basta aspettare qualche minuto e immancabilmente lui spara una stupidata, che qualcuno si incarica di amplificare e di diffondere.
Visto che io cerco di esercitare la memoria, mi rendo conto che la cosa comincia a essere preoccupante. Anche qualcun altro, tra i più vecchi di voi, probabilmente si ricorda che all'inizio con B. facevamo nello stesso modo: lo prendevamo in giro per come parlava, per gli errori, per le gaffes; lo abbiamo considerato un fenomeno naïf, una macchietta, alla stregua del cumenda sbruffone e ignorante dei film dei Vanzina. Nonostante tutto, dopo vent'anni - un tempo interminabile in politica - B., per quanto rimanga un personaggio improbabile, incomprensibile all'estero, è ancora lì, a condizionare la vita politica e istituzionale italiana. B. si presentava come l'homo novus e ha da subito scavalcato le istituzioni per rivolgersi direttamente ai cittadini, istituendo un rapporto tra lui e il "suo" popolo, senza intermediazioni di sorta, né istituzionali né di partito.
Il discorso con cui Renzi ha chiesto la fiducia al senato, al di là delle cose che ha detto, davvero poche - ma non è questo il punto - ha segnato un nuovo strappo istituzionale, forse ancora più grave, per quanto fatto con simpatia e con il sorriso sulle labbra. Renzi non solo ha parlato direttamente ai telespettatori, ma ha continuamente messo dei paletti, segnato delle distanze: da una parte lui e il "suo" popolo e dall'altra i senatori.
"Ve lo dico con franchezza, fin dall'inizio: vorrei essere l’ultimo presidente del Consiglio a chiedere la fiducia in quest'aula."; già questo esordio avrebbe dovuto farci capire che non sarebbe stato un discorso rituale. E poi, sempre rivolto ai senatori, ma con l'occhio alla telecamera: "Ci avete mai parlato con gli insegnanti? E con i padri, non voglio dire i babbi, che vanno a scuola a prendere i figli?", lasciando intendere che loro non ci hanno mai parlato, mentre lui lo fa tutti i giorni. E qui ha certamente segnato un punto, perché gran parte dei senatori non hanno davvero nessuna idea di come vivono le persone normali; non so se Renzi l'abbia davvero, comunque il messaggio è partito ed arrivato. Renzi, senza ipocrisie, ha lisciato il pelo all'antipolitica, ponendosi come l'alfiere dei cittadini contro il palazzo. "L’altro giorno parlavo con un mio amico che ha perso il lavoro. So che a voi non importa niente, ma a me sì.", è stata un'altra delle sue efficaci bordate contro la casta. Fino alla provocazione finale: "Dicevano che al Senato non vi divertivate. Invece vi vedo sereni. Vi garantisco che vi divertirete sempre di più. Ma mentre qualcuno si divertiva, dal 2008 il pil di questo Paese ha perso otto punti percentuali.".
Fa il simpatico Renzi, tiene le mani in tasca, ha l'aria sempre un po' scanzonata, ma una durezza simile contro le istituzioni, in un discorso di insediamento - il momento in cui il governo chiede la fiducia - non l'ha mai mostrata neppure B., che invece in queste occasioni cercava sempre di apparire uno statista, un politico tra i politici, per poi inveire, appena uscito dall'aula, contro il "teatrino della politica". Renzi le cose le ha dette in faccia, da subito ha voluto marcare la differenza, non ha blandito i senatori, li ha minacciati, ha usato il popolo televisivo contro di loro.
I vent'anni di B. evidentemente non sono passati invano. Renzi non ha più bisogno del partito, che ha sostituito con le primarie, in un rapporto diretto tra leader e militanti, che esclude qualsiasi forma di gruppo dirigente. E non a caso, alcuni giorni fa, Nardella, suo plenipotenziario a Firenze, ha lanciato l'idea che il Pd potrebbe cambiare nome e diventare semplicemente Democratici; del partito deve sparire anche il nome, e il ricordo. E non ha più bisogno del parlamento, e infatti propone una riforma costituzionale che elimina del tutto una delle due camere e una riforma elettorale ipermaggioritaria, per favorire la nascita di due "cose", una a destra e una a sinistra (si fa per dire), fortemente condizionate dai loro leader. Nella riforma di Renzi e Berlusconi il leader del partito che vince sarà il capo del governo e sceglierà i propri deputati dell'unica camera.
Ci riuscirà? Nel Pd c'è riuscito, visto che perfino la minoranza ha ormai legittimato l'uso delle primarie, suicidandosi. E potrebbe riuscire anche a fare la riforma costituzionale, perché i partiti sono ormai debolissimi, sono gusci vuoti. L'unico partito che ha provato a resistere più degli altri, tra mille contraddizioni, è stato proprio il Pd; Bersani nella prima intervista dopo la malattia ha rilanciato il ruolo del partito, ma è parso ormai il lamento di un vecchio sconfitto - per quanto con onore - dalla politica e dalla vita. A questo punto, dal momento che al giovane rottamatore è riuscita la scalata del Pd, anche quel flebilissimo baluardo è caduto: il Pd è diventato un partito personale, esattamente come gli altri.
Ed è altrettanto debole il parlamento, che si è affidato a Renzi, per la paura di un populismo incontrollabile, e che adesso si è scoperto inerme di fronte a queste provocazioni che pure vengono dalle sue fila. Per questo motivo io credo sia cominciato in questi giorni un ciclo molto lungo, anche al di là dei meriti di Renzi, che forse non sono molti - anche se non penso sia una "mezzasega" come dice Mauro Zani - ma soprattutto grazie alla debolezza e all'inanità dei suoi avversari. Di Zani invece, vi invito a leggere un lungo articolo, quasi un breve saggio, su Renzi, scritto alla fine di gennaio, che è illuminante per capire a che punto siamo arrivati.
Il problema è che, arrivati a questo punto, non c'è più freno a questa degenerazione leaderistica della politica, dal momento che anche il rappresentante del populismo peggiore è un leader che gioca tutte le sue forze nel rapporto diretto tra sé e il suo pubblico, virtuale e no, e non lascia alcun spazio alla crescita di altri nel movimento; se non sei come Grillo, se non la pensi come Grillo, se non urli come Grillo, sei espulso, senza tanti complimenti. Le prossime elezioni non saranno uno scontro tra partiti, tra coalizioni, ma ci sarà concesso di scegliere tra tre persone. E Renzi ha la possibilità di vincere - e bene - la partita, indipendentemente da quello che farà in questi anni di governo, che non sarà moltissimo, visto che lui è quello che è e vista anche la pochezza delle persone che compongono la sua squadra.
Come detto, siamo arrivati a Renzi per una somma di debolezze, ma anche per un disegno preciso. Chi mi legge con una qualche regolarità sa che giudizio io abbia sulla storia recente del nostro paese. Ci sono state delle forze - non mi piace molto l'espressione "poteri forti", anche se probabilmente rende bene - che in una prima fase hanno usato B. e il suo populismo arruffone ed eversivo per mantenere e consolidare il proprio potere. Chi faccia parte di questi poteri è ormai abbastanza chiaro: speculatori, nazionali e internazionali, banchieri, grandi burocrati, uomini che hanno costruito una rete occulta, che purtroppo nel nostro paese non è esente da contatti con la criminalità organizzata; sono le autorità finanziarie internazionali, quelle che hanno strangolato la Grecia e che adesso la stanno svendendo, pezzo a pezzo, a chi ha i soldi per comprarla (la comprano e la vendono tra di loro, alla faccia del libero mercato).
Quando B. è diventato incontrollabile, lo hanno scaricato e, con la determinante complicità di Napolitano, hanno fatto nascere il governo Monti che ha fatto - anche con i voti del Pd - una parte sostanziale del lavoro "sporco": l'introduzione del pareggio di bilancio in Costituzione, l'adozione del fiscal compact, il taglio delle pensioni, l'inizio dello smantellamento del welfare ancora rimasto. Letta doveva continuare su quella strada e lo ha fatto con impegno, anche se forse non con il necessario appeal mediatico. L'unico a immaginare una strada diversa è stato Bersani, anche se non ha avuto il coraggio sufficiente per andare fino in fondo e denunciare le trame del Quirinale; Napolitano infatti gli ha impedito di presentarsi in parlamento, per evitare il rischio che nascesse un governo "sgradito" ai poteri da cui il vecchio è ormai dipende. Oggi l'ex-segretario del Pd riconosce che "un governo come quello di
Letta io non ho voluto farlo"; mi spiace, caro Pier Luigi, ma adesso è troppo tardi.
Renzi continua sulla strada già tracciata, godendo di una simpatia e di un credito tra i cittadini, che né Monti né Letta hanno mai potuto raggiungere. Continuerà le "riforme" imposte dalla Bce, aggiungendo qualche centesimo di carità e una pacca sulla spalla ai povericristi che lascerà lungo la sua strada riformatrice. Concentrazione della ricchezza nelle mani di pochissimi e riduzione delle prerogative democratiche, come sappiamo, sono due cose che vanno di pari passo e abbiamo già visto come il nostro buon Matteo stia lavorando per ridurre la democrazia nel nostro paese: le sue scelte di politica economica andranno giocoforza nella stessa direzione, anche perché Draghi ha messo il fido Padoan a controllare i conti. Adesso finiranno il lavoro sulle pensioni, sui licenziamenti, sulla svendita del patrimonio pubblico.
Renzi è un'arma pericolosa nella mani di chi è intenzionato ad usarlo e lo useranno, anche più violentemente di quanto abbiano usato B.. Ed è per questo che io sono convinto che, al di là del folklore del personaggio, durerà.
Temo moriremo prima noi.
Chiaro che Renzi durerà ancora. Aldilà dei poteri forti ai quali tu accennavi, non dimenticare che alle sue spalle c'è ancora quel truffaldino del cavaliere che sta lavorando per la costruzione del Partito unico. Renzi è arrivato al potere saltando un passaggio fondamentale:le elezioni. E' stato legittimato dal grande Vecchio preoccupato di avere un governo di riferimento per la Troika e dal momento che Renzi è un uomo ambizioso reggerà benissimo questo gioco. Paradossalmente è l'uomo giusto al posto giusto. Parlavi di crisi dei partiti.Vero ma accentrare il partito nelle sue mani è stato un gioco da ragazzi, grazie ai poteri forti che ha dietro.Se vogliamo fare il paragone tra i voti che ha preso Bersani e i suoi, vedrai una differenza sostanziale nei numeri, e capisci subito che mentre Bersani aveva una legittimazione popolare, la sua investitura proviene dall'alto. Tutto costruito a tavolino. Immagine e modo di fare curata nei minimi particolari, discorsi da sofisti e una collocazione da casa da Grande Fratello. Renzi è il peggio che potesse capitarci ,come Napolitano presidente di una Repubblica dal sapore messicano. Durerà moltissimo e sarà votato per un semplice fatto. Procederà a nomine di enti come enel e via discorrendo, nominerà i sottosegretari e tutto questo lo porterà a vincere alle elezioni per quel discorso di commistioni e intrecci mafiosi del nostro sistema. Inoltre quando abolirà il senato, perchè lo farà, con il consenso dei tagliagole avrà la strada spianata per la sua dittatura, per il culto della personalità, per garantire impunemente gente che davvero dovrebbe essere rottamata ma che resiste . Ad essere rottamata è stata la democrazia. Questo non è il nuovo . E' un dejà vu, purtroppo.
RispondiEliminaBe', un'analisi davvero acuta e desolante. Forse però Luca, involontariamente, attribuisci a Renzi un'intelligenza e un acume politico che credo non possieda. Io credo che lui sia sincero, ossia che si presenti come effettivamente è, mentre B., come scrivi tu, in Parlamento faceva solo finta di essere uno statista. Non so se Renzi abbia un progetto (peronista, populista?); io non penso sia un antidemocratico. Probabilmente ha un'idea della democrazia diversa da quella di chi si dichiara di "sinistra" (parola, ahimè, svilita soprattutto per colpa di quelli di sinistra). Ma non ha tutti i torti quando critica i bizantinismi, la burocrazia asfittica, l’eccessiva presenza dei funzionari di partito. Credo che il suo atteggiamento in Senato sia stato innovativo nei gesti e nella prossemica, ma poco innovativo nelle parole. Però ha ragione quando accusa molti politici di non rendersi conto di quel che accade nel paese. A me non è piaciuto il passaggio dallo slogan: "riforma elettorale ed elezioni" alla Presidenza del Consiglio, sgambettando Letta. Ecco, non dipingerei Renzi come un futuro dittatore; anche perché, Luca, se pensi così, forse ti contraddici, perché scrivi (giustamente) che chi detta le linee della politica italiana non è il Parlamento, bensì l'Europa, con Napolitano da referente. Vedi che Renzi non conta poi così tanto...? Si rischia davvero di rendere Renzi più importante di quello che è…
RispondiEliminaMi spiace non essermi riuscito a spiegare, caro Giuseppe. Non è la persona Renzi a essere pericolosa: non credo che lui creda davvero alle cose che dice e quindi non lo considero sincero, penso sia un teatrante di scarso livello che ha indovinato lo sketch che piace al pubblico e che quindi sembra migliore di quello che è. La persona Napolitano si che è pericolosa, lui capisce quello che sta facendo, Renzi ha un livello di consapevolezza molto più basso. Renzi da solo non sarebbe riuscito ad arrivare dove è arrivato e non può ambire a nulla di più. E' pericoloso il personaggio Renzi, perché attraverso di lui, attraverso quello che lui rappresenta, riusciranno a fare passare delle riforme, che né B. né i tecnici sarebbero riusciti a far digerire a questo paese. E' pericoloso Renzi perché attraverso lui sono riusciti definitivamente a distruggere la sinistra, che - sono d'accordo con te e lo sai - ha fatto di tutto per suicidarsi. E' insomma il personaggio Renzi che mi fa paura.
RispondiEliminaNon preoccuparti, forse ho letto un po' in fretta. Sì, posso comprendere il discorso sulla pericolosità del personaggio quale figlio di una certa tendenza culturale e politica... quello
RispondiEliminaIl Parlamento di Oggi?
Da Cittadino neutrale lo paragono al Mercato delle Vacche.
Da ragazzino andavo a scuola ha la Dante Alighieri di Firenze
Ricordo che in piazza della Signoria tutti i venerdi Sensali e Contadini si incontravano per discutere eventuali compra vendite.
I Contratti?
li sigillavano sputandosi sulla mano prima di stringersela.
Ciò che ci differenza dal Passato? La Mancanza di serietà e il non rispetto della parola data per Disonestà.
PS L’Utopia che vorrei
Semplice licenzierei tutti i Parlamentari onorevoli e senatori compresi i partiti che li rappresentano
Io paragonerei L’Italia ad una grossa azienda che non ha bisogno di partiti per essere amministrata
Ma di un Amministratore Delegato (Eletto dal Popolo)con l'obbligo di stipulare una assicurazione di tasca sua( Con durata quinquennale ) se i conti annuali risulteranno in regola. gli verrà rimborsata.
Se i conti non tornano ? chi ha sbagliato pagherà i danni creati e il costo delle elezioni di tasca sua
Il tutto vale anche per i presidenti Regionali e i Sindaci anche loro Eletti dal Popolo
( le provincie le abolirei)
Comuni e Regioni sceglierebbero un rappresentante ciascuno che andrebbero a far parte del consiglio di Amministrazione alle dipendenze de l’Amministratore Delegato
Che gestirà solo le spese per le Opere pubbliche d’interesse Nazionale facenti parte il programma quinquennale Votato da gli Elettori .
Scartando le spese non facenti parte i programmi non votati dal Popolo delle singole Regioni
Avranno priorità assoluta solo le spese dovute a calamità Naturali.
Con l’obbligo ogni fine anno di presentare la nota delle spese sostenute dalle Regioni
I Sindaci le spese Annuali le presenteranno alla loro Regione ha sua volta ogni singola Regione dovrà presentare la nota delle spese annuali A l’Amministratore delegato
Con questa doppia documentazione si terranno d’occhio l’uno con l’altro.
Provate ha fare i conti sul risparmio che ci sarebbe di tempo e di Danaro col tempo annulleremo il debito Pubblico riattivando L’Economia per dare quel Futuro che oggi non c’è ai Giovani. VITTORIO
Non ne ho molta di fantasia Perché credo che l’utopia sia la luce per un domani migliore.
RispondiEliminaPer far si che questo entri nelle menti va alimentata e credimi faccio molta fatica perché io appartengo alla generazione nata ne l’era fascista dove gli analfabeti erano la maggioranza siamo sopravvissuti al fascismo alla distruzione della guerra ma il sogno utopico non ci a mai abbandonato con sacrificio abbiamo ricostruito L’ITALIA da consegnare ai nostri figli per un domani migliore. L’ignoranza credevamo fosse la nostra debolezza i fatti ci hanno smentito. Noi senza licenza elementare abbiamo avuto come insegnante l’esperienza che ci ha fatto capire che le ideologie non esistono sono solo create ad arte dalla classe dominante per creare fazioni da sottomettere al proprio volere Ti domanderai ma dove vuole arrivare? Ci arrivo subito al sogno utopico che se venisse coltivato è l’unica salvezza L’utopia unica luce per un domani migliore senza partiti che fanno chiacchiere da 64 anni Utopia per un popolo coeso a l’interesse comune non dei pochi come avviene da sempre con la sparizione di tutto ciò che sino ad oggi ci a ingannato per il loro tornaconto
Sfruttando credenze politiche e religiose hanno approfittato dell’ignoranza per gettare radici cosi profonde del male da ingannare anche chi ignorante non è
Tutto questo ha fatto il suo tempo per questo più li lasceremo al potere e più si avvicinerà la fine fa da spia la crisi mondiale creata dalla cupidigia anticamera della fine di tutto
L’unico antidoto? è il sogno utopico che diventa realtà rispecchiando cosi il volere di chi ha creato un mondo perfetto. Dominato dalla gente più imperfetta che esiste sulla faccia della terra L’utopia è il messia del terzo millennio dove quell’uno per cento che domina il mondo cederà il passo al nuovo privo dell’interesse dei pochi a beneficio di tutto il mondo unito in un solo credo la fratellanza . scusami se ti ho annoiato ma noi ignoranti con pochi vocaboli ci ripetiamo allungando lo scrivere per spiegare il nostro pensiero.
PS Non c’è nessuna differenza fra ( Democrazia e Comunismo)
Sino a che nel Mondo prevarrà la cupidigia
il Popolo sarà Sempre sfruttato dalla classe dominante.
La differenza ci sarà quando il credo delle forze Politiche
Si completerà fondendosi a formare un solo credo ( EGUAGLIANZA SOCIALE)
Vittorio