venerdì 31 ottobre 2014

Verba volant (139): violenza...

Violenza, sost. f.

L'aggettivo latino violentus ha la stessa radice del sostantivo vis, che significa forza, vigore, a cui è stata aggiunta la terminazione -ulentus, che indica eccesso. Quindi la violenza è un uso eccessivo della forza.
Shoshana B. Roberts è una giovane donna che, indossando un paio di jeans e una t-shirt nera, cammina tranquillamente per le strade di New York. Nulla di particolare, se non che si è trattato di un esperimento: Shoshana ha camminato per circa dieci ore e davanti a lei c'era un amico che la riprendeva con una telecamera nascosta. In quelle dieci ore, diventate un video, Shosana ha ricevuto centootto commenti, apprezzamenti, sguardi ammiccanti, da persone che non conosceva; uno di questi sconosciuti l'ha seguita per cinque minuti, senza dire nulla, ma comunque imponendo alla ragazza la sua presenza.
Purtroppo questa notizia è stata sottovalutata - anche perché nello stesso giorno qui in Italia abbiamo assistito ad altri episodi di violenza, tanto più gravi perché compiuti dallo stato contro i lavoratori - o è stata trattata con sufficienza, facendone magari l'occasione di qualche battuta - come è capitato in una trasmissione radiofonica che seguo regolarmente, CaterpillarAm, che pure di solito è attenta a certi temi e mostra una sensibilità che altri non hanno. Anche questa sottovalutazione è il segno che un problema culturale esiste. Ed è molto grave.
In quelle dieci ore nessuno ha picchiato Shoshana, eppure lei ha subito violenza.
Questo esperimento - che credo possa essere confermato da qualsiasi donna che conosciamo - ci dice che in una qualunque città una donna non è libera di camminare tranquillamente, per andare al lavoro o a scuola, o semplicemente per farsi gli affari suoi. Limitare la libertà personale di una persona, costringerla a fare una cosa diversa da quella che vorrebbe fare - anche solo farle cambiare strada o farle preferire di stare a casa piuttosto che uscire - è una forma di violenza. La stessa esperienza l'ha fatta qualche tempo fa la giovane araba america Colette Ghunim per le strade de Il Cairo e l'esito è stato lo stesso; perché la stupidità maschile è ormai globalizzata.
Probabilmente una parte dei centootto maschi che in quelle dieci ore hanno importunato Shoshana è fatta di brave persone, di uomini che non alzerebbero un dito contro una donna, che sono pronti anche a condannare la violenza contro le donne, in maniera sincera e non ipocrita; eppure quegli stessi uomini, quelle brave persone, non hanno capito che anche quel loro atteggiamento, quei loro complimenti non richiesti, quelle loro occhiate, sono una forma di violenza, non meno grave di quella fisica. Quei centootto non sono maniaci, non sono criminali, siamo noi, noi maschi "normali".
Siamo noi maschi "normali" che dobbiamo interrogarci guardando questo video, anche perché praticamente tutti i commenti lasciati dagli uomini tendono a minimizzare, a dire che in fondo non è successo niente, perché nessuno ha picchiato la ragazza. Invece qualcosa è successo ed è stata una forma di violenza, martellante, continua; dobbiamo ammirare il coraggio di Shoshana, come delle altre ragazze che in altre città hanno accettato di sottoporsi a questa prova. E Shoshana, dopo la pubblicazione del video su Youtube, ha subito delle minacce, così come le altre persone impegnate nel progetto, a testimonanianza che è stato toccato un nervo scoperto.
La violenza, in tutte le sue forme, è un problema per chi la subisce, ma si risolve soltanto se si affrontano i problemi e l'ignoranza di chi la compie. Il tema non è quello di chiedere alle donne di cambiare le proprie abitudini o di consigliare loro quali vestiti scegliere, ma quello di far capire agli uomini, in particolare ai giovani uomini, che le donne non sono di loro proprietà o preda di caccia. E infatti molti degli uomini ripresi nel video si sono arrabbiati perché Shoshana non ha risposto ai loro complimenti, la criticano per non essere stata "gentile" con loro. Bisogna far capire agli uomini che fermare una donna sconosciuta per strada solo perché ci piace non è un segno di virilità, ma solo di stupidità.
Questa esperienza rende evidente la mancanza di educazione sentimentale di molti maschi, ma anche le colpe di quelle madri che hanno allevato dei figli che non riescono a comunicare in modo naturale con l'altro sesso. Questa esperienza mette in luce ancora una volta quanto sia malata la nostra società che ha un rapporto morboso con la sessualità e in particolare con il corpo delle donne. Questa esperienza ci fa capire quanto ci sia ancora da lottare per una società giusta, di eguali, senza distinzione di genere.
Per questo dobbiamo ringraziare Shoshana e Colette, e dobbiamo ringraziare le donne che tutti i giorni, nonostante le violenze che noi maschi causiamo loro, hanno la forza di vivere la loro vita con coraggio, con serenità, con intelligenza. Per queste donne non possiamo far finta di nulla.

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