lunedì 8 giugno 2015

Verba volant (193): grande...

Grande, agg. 

Immagino ve lo sarete chiesto anche voi: di preciso a cosa servono questi periodici vertici dei sette "grandi"? Cosa hanno di così urgente da dirsi questi sette signori - da qualche tempo una signora e sei uomini, per la precisione - che non può essere detto in una conversazione telefonica o scritto in una mail? Non siamo ai tempi di Roosvelt e di Stalin, quando una lettera ci metteva giorni per attraversare l'oceano e quindi se i due volevano parlarsi - ad esempio per spartirsi il mondo - dovevano per forza di cose incontrarsi. E se ad Obama viene una voglia improvvisa di mangiare wurstel e crauti non ha certo bisogno di spostarsi da Washington per soddisfarla; a meno che non voglia evitare le ire salustiste di Michelle. Sappiamo che Berlusconi usava i vertici del G7 per andare a puttane - specialmente quando era ospitato dall'amico Putin - ma comunque trovava il modo di averne anche a casa. Capisco l'entusiasmo di renzi e del premier canadese: di solito non se li fila nessuno, a parte Rainews24 e TeleQuébec, invece, almeno una volta l'anno, le loro faccette appaiono sulle televisioni di tutto il mondo. Ma davvero Obama aspetta di incontrare renzi per decidere come impostare la propria politica estera? Davvero in questi vertici i sette, a cui si aggiungono ora due sconosciuti rappresentanti dell'Unione europea, decidono qualcosa che interessa le nostre vite?
Diciamo la verità: questi vertici non servono a nulla, se non per le foto che ci arrivano sempre più numerose in queste occasioni. Un tempo c'era praticamente solo la foto di rito scattata alla fine del vertice, con i sette leader, più i soliti personaggi di contorno, belli allineati davanti a un muro con tutte le bandiere a far da fondale. Da qualche anno invece vanno di moda le foto informali, in particolare quelle "rubate", ossia quelle in cui i protagonisti fingono di non stare in posa, pur sapendo benissimo di essere inquadrati dall'obiettivo del fotografo. In sostanza questi vertici sono solo l'occasione per qualche photo opportunity, come dicono quelli che parlano bene. E per far fare una gita a giornalisti e tecnici dell'informazione, pagati per enfatizzare questi appuntamenti, che altrimenti passerebbero sotto il silenzio che meritano.
Questi vertici infatti servono soltanto a ricordarci che quei sette sono i "grandi" del mondo, anche se effettivamente non lo sono da tempo. Questi vertici sono la rappresentazione teatralizzata di quello che vogliono farci credere sia il mondo, ossia una serie di stati indipendenti, di cui noi mortali - almeno una parte di noi, quelli appunto che vivono nei paesi rappresentati al G7 - possiamo sceglierci i governanti, che poi, in occasione di questi appuntamenti, garantiranno gli interessi dei rispettivi paesi. Forse questi vertici servono ad illudere gli stessi sette protagonisti di essere davvero i "grandi", ossia quelli che decidono le sorti del mondo, mentre si tratta, quando va bene, di comprimari più o meno all'altezza, e per lo più di fantocci, messi lì a tenere il posto e ad incassare le critiche.
Perfino le manifestazioni antagoniste e no global, che ormai regolarmente accompagnano questi vertici, servono a far credere che si tratti di appuntamenti importanti, financo decisivi, durante i quali sia indispensabile far sentire la voce del dissenso. Tanto che, se i manifestanti non arrivano spontaneamente, il governo del paese ospitante si impegna ad organizzare una bella manifestazione, pagando qualche black bloc, che ormai hanno trovato il modo di sbarcare il lunario, grazie a questi continui vertici internazionali.
La domanda quindi che dovremmo porci non è a che servono questi vertici dei "grandi"? ma "questi sono davvero i "grandi"?
Io credo che questi vertici dovremmo semplicemente ignorarli, o al massimo considerarli per quello che sono, la vacanza di lusso che un gruppo di persone più o meno note si ritaglia per un paio di giorni all'interno dei propri svariati impegni. Mentre quelli che decidono veramente, quelli che sanno cosa succederà nei prossimi mesi, quelli che determinano nel bene, e soprattutto nel male, come andrà il mondo, sono da un'altra parte, si riuniscono - quando hanno proprio bisogno di farlo - senza convocare i giornalisti e si parlano utilizzando tutti i mezzi che la tecnologia mette loro a disposizione. I grandi capitalisti, i capi delle corporation, i banchieri d'affari governano questo pianeta, ne determinano le scelte di fondo, in molte occasioni decidono i nomi di quelli che noi poi saremo chiamati a ratificare con il nostro voto, in un'illusione di democrazia. Contro questo questi noi siamo chiamati a combattere, contro l'ideologia che questi pochissimi uomini contribuiscono a diffondere, contro il capitalismo, contro le ingiustizie di cui loro sono i garanti, in quanto ne sono i massimi beneficiari.
Naturalmente è una battaglia ben più dura di quella contro il fantoccio di turno, il renzi o il Berlusconi che loro, di volta in volta individuano, perché più in grado di difendere i loro interessi. Però è l'unica battaglia che vale la pena di essere combattuta.

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