lunedì 18 aprile 2016

Verba volant (264): buttare...

Buttare, v. tr.

Tra le molte cose stupide dette da renzi nell'euforia della notte del 17 aprile, nella foga arrogante di reclamare per sé la vittoria, ce n'è stata una particolarmente grave:
è stato inutile buttare via 300 milioni di euro per questo referendum.
A parte il fatto che questa cifra è stata spesa perché il governo - di cui mi pare lui faccia parte - non ha voluto accorpare il referendum con le prossime, imminenti, elezioni amministrative, è significativa l'idea che tradisce questa battuta polemica. In una democrazia complessa far votare i cittadini è ovviamente un'operazione che ha un costo, perché va organizzata una struttura organizzativa molto ampia, che impiega moltissime persone, una struttura che ha forse anche qualche eccesso di burocratismo, ma che funziona bene e quindi è meglio preservare. In una democrazia far votare i cittadini è certamente un costo, ma quel costo non può essere considerato uno spreco.
Sappiamo che il presidente del consiglio ha deciso di astenersi, non è stata la prima volta nella storia dell'Italia repubblicana che il capo del governo non partecipa al voto, ma è comunque una ferita. E' stata una decisione legittima, anche se ovviamente discutibile, dal momento che la posizione del governo è stata quella di far sì che non si raggiungesse il quorum in modo da invalidare il referendum. E' stato un gioco sporco, un trucco, perché renzi sapeva che il no non avrebbe vinto e quindi ha in qualche modo sommato le astensioni politiche - chiamiamole così - con la quota fisiologica di astensioni, vincendo il referendum senza troppi sforzi. Per quanto questa operazione sia scorretta rientra ancora nella politica; è la politica peggiore, ma è ancora politica. Poi non stupiamoci se, contro questo modo di fare la politica cresce quella che chiamiamo antipolitica, quel senso si sfiducia nelle persone che siedono nelle istituzioni che diventa sfiducia per le istituzioni tout court.
Il presidente del consiglio però ha fatto di più e peggio. Non ha rappresentato soltanto la politica peggiore, ma anche l'antipolitica, perché quella greve battuta sui soldi gettati l'avrebbe potuta dire un qualsiasi leader populista - come un qualsiasi cretino al bar dopo un vermut di troppo - invece l'ha detta il presidente del consiglio, in televisione, in un momento in cui sapeva di essere ascoltato da moltissimi italiani. Non è una voce dal sen sfuggita, ma un messaggio chiaro a una parte del paese, quella peggiore.
E non è un caso che la riforma costituzionale che renzi ha partorito si basi tutta su una semplificazione di cui fanno le spese unicamente i momenti elettorali. Uno dei cavalli di battaglia del governo è l'abolizione delle Province. Questi enti ci sono ancora, continuano a svolgere delle funzioni, perché non potevano essere chiuse dall'oggi al domani, ma sono state abolite le elezioni provinciali. E infatti adesso a capo delle Province non siedono persone che noi abbiamo scelto, ma imbelli podestà - e meno sono attivi meglio è - scelti in buona sostanza dalle forze politiche, con operazioni non sempre trasparenti e spesso frutti di scambi poco onorevoli. Allo stesso modo la riforma del Senato - la madre di tutte le riforme - non prevede la chiusura di questa assemblea, ma solo l'abolizione della possibilità dei cittadini di votare, a favore di una composizione di nominati, che ovviamente risponderanno prima di tutto a chi ha avuto la bontà di sceglierli per quegli scranni. E così risparmiamo un po' di soldi che avremmo buttato per le elezioni provinciali, risparmiamo un po' di soldi che avremmo buttato per le elezioni del Senato e tutti saremo contenti, sui nostri nuovi treni acquistati con quelle risorse sottratte alla democrazia. Treni che immagino arriveranno sempre in orario.
Il problema è che quando si comincia a ragionare così è difficile capire dove poi alla fine si smetterà. Perché non è forse uno spreco votare ogni cinque anni per i sindaci e per i presidenti delle Regioni? Tanto più che questi ultimi, ingrati, promuovono anche i referendum contro il governo. E quanti soldi si spendono per votare i deputati con tutti quei seggi sparsi per l'Italia, tutte quelle schede, tutte quelle matite. C'è il meccanismo del televoto che funziona così bene: con quello decidiamo perfino chi vincerà Amici e non possiamo decidere chi deve fare il presidente del consiglio?
Mi dispiace matteo, per te Miss Italia finisce qui!    

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