venerdì 14 ottobre 2016

Verba volant (309): concorso...

Concorso, sost. m.

Curiose coincidenze. Alcune settimane fa Raffaele Cantone, instancabile fustigatore dei vizi italici, ha fatto sentire la sua voce, sempre teatralmente indignata, contro i metodi non sempre limpidi con cui vengono scelti i professori nelle università del nostro paese. Ammetto che anch'io, in un primo momento, avevo pensato si trattasse del consueto intervento di questo personaggio, che non perde occasione per pontificare su ogni cosa, dimenticando di essere quello che teoricamente dovrebbe fermare la corruzione in Italia, evidentemente con scarso successo. Poi ho capito che questo zelante funzionario renziano aveva un obiettivo e che queste frasi contro i professori universitari non erano dal sen fuggite. Anche sui giornali inaspettatamente si parla di università, un tema che solitamente riscuote molto meno interesse del Grande fratello vip. Su Repubblica da qualche tempo è diventata una sorta di rubrica fissa l'esaltazione di nostri giovani connazionali diventati professori in qualche prestigiosa università straniera, costretti a lasciare i nostri atenei perché troppo bravi o troppo poco capaci a prostituirsi al barone di turno. Sul giornale di Confindustria è stata pubblicata un'indagine molto interessante: in Italia l'età media dei professori ordinari è 59,6, la più alta di tutte le professioni prese in esame, e la percentuale di donne è del 21,6%, la più bassa di tutto il pubblico impiego. Anche in questo caso sono bravi i giornali a denunciare questi fatti: ma evidentemente l'obiettivo di questi gazzettieri di regime è un altro.
Se i professori universitari sono per lo più maschi anziani, il cui sistema di reclutamento è la cooptazione c'è un problema: si tratta con tutta evidenza di una situazione molto grave, che mina alla radice lo sviluppo italiano. E quindi ecco pronta la soluzione di renzi, come al solito tagliata con l'accetta. Il governo ha annunciato che saranno assunti cinquecento nuovi professori, premiando ricercatori di eccellenza. Bene, bravo. Questi cinquecento nuovi professori saranno selezionati da commissioni formate da studiosi di prestigio internazionale, sottraendo queste nomine alle beghe delle consorterie italiche. Bene, bravo. I presidenti di queste commissioni saranno scelti direttamente dal presidente del consiglio e il presidente sceglierà gli altri due componenti. Bene, bravo. Un momento: quando cominciano gli applausi è difficile fermarsi, ci si lascia prendere dall'entusiasmo, ma in questo caso è meglio riflettere. Questo significa che il governo controllerà direttamente la nomina di questi nuovi cinquecento professori. In questi giorni il garrulo presidente-segretario dice che se vincerà il NO l'Italia tornerà indietro di 30 anni. Evidentemente il suo obiettivo è più ambizioso: vuole portarla ben più indietro. E' infatti del 1935 il Regio Decreto n. 1071 con cui la scelta dei professori universitari veniva assegnata al governo: francamente quegli anni non mi sembrano un modello a cui tendere.
Il metodo normale per la scelta dei professori deve essere il concorso, ossia una procedura in cui le persone - come spiega l'etimologia - corrono insieme. Naturalmente, come in ogni gara, occorre che le regole siano chiare e che vengano fatte rispettare, che i concorrenti e i giudici non facciano trucchi e soprattutto che tutti siano messi nelle condizioni di gareggiare partendo nello stesso momento e dalla stessa linea. Poi chi è più veloce vincerà. Bene, bravo. E brava, perché per le nostre figlie è sempre più difficile concorrere; e non dovrà più essere così.

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