domenica 30 ottobre 2016
Verba volant (314): maceria...
Maceria, sost. f.
Provo a immaginare cosa sarebbe se all'improvviso mi trovassi senza una casa, senza questa casa, su cui abbiamo investito i nostri risparmi e su cui grava un impegno che dovremo onorare ancora per molti anni prima di poter dire: finalmente è nostra. Non credo di avere il diritto di usare l'espressione abbiamo fatto dei sacrifici, non sarebbe rispettoso verso i miei genitori, verso quelli di mia moglie, verso quella generazione che li ha fatti davvero, ma questa casa rappresenta comunque per noi qualcosa di importante, qualcosa senza cui non sapremmo pensare alla nostra vita. Forse c'è qualcosa di arcaico in questo attaccamento alla terra, forse è sbagliata questa eccessiva considerazione verso la roba, eppure non ci sento nulla di egoistico, perché è qualcosa che noi abbiamo costruito e soprattutto che non abbiamo tolto a nessuno.
Penso a chi oggi ha perso la propria casa, a chi l'ha vista crollare sotto i colpi di una terra che da mesi non ha smesso di tremare o l'ha vista abbattuta dall'ennesimo lancio di bombe, senza neppure sapere da dove siano arrivati gli aerei che le hanno sganciate; e non so immaginare come mi sentirei. Sarei contento di essere vivo, sarei felice del fatto che mia moglie sta bene ed è accanto a me, ma guarderei sgomento a quelle macerie, che finirebbero per essere una sorta di metafora di quello che ho fatto nella mia vita e che ora ho perduto. Avrei paura di non riuscire a sopportare una cosa del genere, credo che quelle scosse, quelle bombe, finirebbero per abbattere anche me o comunque a lasciarmi diverso, profondamente diverso. Con molte macerie dentro di me.
Per questo credo che quelle donne e quegli uomini abbiano diritto prima di tutto al nostro rispetto: provare a capire quello che sentono - anche se noi possiamo al massimo intuirlo - credo serva per farci evitare di dire cose stupide, come troppe volte ci succede in occasioni del genere. E serva per farci capire noi, gli altri, il mondo, serva magari per non farci commettere sempre gli stessi errori.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Io l'ho persa nel terremoto del Belice del 1968, l'avevo abitata solo nove mesi....posso solo dire: da questo Choc non si guarisce mai!!
RispondiElimina