Non è finita con il referendum. Lo sapevamo che non sarebbe finita. Se qualcuno tra noi che abbiamo votato NO ha creduto che quel voto cambiasse le cose è un illuso. Anzi la partita vera comincia adesso. Vedo purtroppo che molti compagni del NO sono rimasti delusi dal fatto che è nato il governo Gentiloni. Facciamo chiarezza: noi non abbiamo combattuto quella battaglia per cambiare governo, abbiamo lottato per la Costituzione. Se lo ricordino anche quelli del sì che adesso ci dicono con strafottenza che il nostro voto non è servito a nulla: invece quel voto è servito, anzi è servito anche a loro e prima o poi ci ringrazieranno di averli fatti perdere. Perché certamente è meglio che abbia vinto il NO e quindi che in questo paese ci sia ancora la nostra cara e vecchia Costituzione, per quanto un po’ acciaccata dalle mezze e male riforme che abbiamo fatto in questi anni, ma quel voto, per le sue stesse caratteristiche, non poteva segnare un nuovo inizio per la sinistra in questo paese. Come renzi si sbaglia quando crede che il 40% dei sì sia tutta "roba" sua, anche noi dobbiamo renderci conto che nel NO ci sono tante cose, spesso contrapposte.
Certo in quel NO c’è un pezzo importante della sinistra di questo paese, una sinistra che si è ritrovata unita, dopo molti anni in cui ha militato su fronti opposti. Ma queste differenze, per molti versi, ancora rimangono e pesano sulle vicende politiche, e perfino umane, di molti di noi.
Ad esempio tra me e D’Alema - si parva licet - nonostante questa volta ci siamo ritrovati a votare, dopo molti anni, nello stesso modo, c’è una differenza notevole, perché immagino che lui continui a essere un socialdemocratico che pensa che il capitalismo si possa riformare, passo dopo passo, mentre io penso che a questo punto occorra assumere una prospettiva davvero alternativa, e dichiaratamente anticapitalista e rivoluzionaria. Sono convinto che se siamo arrivati a questo punto così basso è anche per una precisa responsabilità di D’Alema - e anche mia, visto che stavamo nello stesso partito - ad esempio perché in quegli anni ci siamo convinti che fosse necessario modificare le leggi sul lavoro, e che fosse "moderno" togliere un po’ di diritti ai lavoratori, per guadagnarci in competitività. Invece abbiamo visto che togliere diritti serve solo a dare più armi agli speculatori e fa crescere solo le disuguaglianze. E il malaffare.
Nelle prossime settimane avremo forse una possibilità nuova, anche in questo caso grazie a un referendum, questa volta per abolire la cosiddetta riforma del lavoro conosciuta come jobs act. Non so se D’Alema ed io voteremo ancora nello stesso modo - spero di sì, e non solo per un attacco strumentale a questo governo, che evidentemente quella riforma ancora la difende. Perché a me - lo ripeto a scanso di equivoci - interessa poco la sorte di questo o di quel governo, interessano poco le narrazioni più o meno immaginifiche, interessa ancor meno il dibattito all'interno del pd. invece mi interessano le condizioni vere delle persone. Bisogna ripartire dalle sofferenze delle donne e degli uomini: tanti di quelli che hanno votato NO hanno usato quel voto proprio per dire che stanno male e che nessuno pensa a loro.
Personalmente non credo che a breve ci sia lo spazio per costruire in questo paese un forte partito di sinistra radicale e francamente non penso neppure che sia fondamentale dedicare tutte le nostre energie nelle prossime settimane a costruire una nostra risicata rappresentanza parlamentare - anche se vedo che questo tema di politique politicenne appassiona molti - ma penso che ci sia spazio per una serie di battaglie sociali su temi di sinistra. E il lavoro è senz’altro il primo di questi temi.
In qualche modo la battaglia per il NO alla modifica della Costituzione si lega a quella per l’abolizione del jobs act, perché quella formula dell’art. 1 "fondata sul lavoro" non è un espediente retorico, è un principio. E questo principio è adesso l’unico limite alle violenze di classe. E quindi la battaglia contro il jobs act e a favore dello Statuto dei lavoratori, diventa qualcosa di più, diventa il segno che dal lavoro si deve ricominciare.
Non so se sia vero che le elezioni anticipate verranno fatte scattare per impedire il referendum sul jobs act, come si è lasciato sfuggire il commensale di Buzzi e di Mafia capitale. Anche se fosse, quella battaglia per il lavoro e i diritti non deve perdere di intensità. Faremo rinascere una sinistra in Italia solo attraverso questa rinnovata consapevolezza che combattere per i diritti del lavoro è urgente e necessario.
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