venerdì 15 settembre 2017

"Ulisse, Enea e il Mediterraneo" di Roberto Roversi

Il Mediterraneo è la vasca di nuvole e nembi in cui Giove bagnava le mani oggi è il bicchiere d’acqua di fosso in cui nuotano rane e formiche i delfini muoiono nel grigiore di marmo dell’onda i tonni offesi si perdono senza ritorno.
Anche Ulisse infame predatore di mondi e avido assaltatore di città ha girovagato dentro quel mare seminando zizzania perfino fra gli innocui ciclopi che si cibano di api e parlano ai fiori tale era Ulisse probo e carogna, pirata di terra nocchiero sul mare sfamato durante il suo viaggio col profumo di giovani donne ma ripartito sempre senza mai ringraziare.
Ulisse è dentro al cavallo di legno con i compagni che dormono Ulisse ah! cavalleggero di legno con le sue cinquanta poesie e le dieci parole che non dice a Nessuno ha la spada affilata. Neanche è seduto. Ulisse è in un campo di fieno tagliato con il sangue di Troia che vola a coprire le nubi le guerre di Ulisse ridono e non hanno pietà.
Ulisse corre sul mare errante saetta di sole remo con remo vela con vela nuvola luna tempesta arriva a isole perse nell’occhio azzurro di Diana Itaca verde miele di cani è ancora lontana Ulisse corre su un mare che ha nome Terraneo non sogna il ritorno il mare dall’Africa a Tindari è rosso sgomento dell’Etna Ulisse regala i compagni morti ai delfini fra onde che trascinano nebbia.
Quanti giapponesi ha ucciso quanti russi quanti italiani e tedeschi etruschi celti quanti spartani quanti ebrei nel ghetto quanti zingari in fuga questo eroe di pietra e di legno senza cedere al sonno? Le isole sprofondano e le sirene cantano aprono i pepli leggeri le figliole dei re in Itaca lontana dorme Penelope e sognando ricorda. Ferito a morte dalla nave di Ulisse nero uccello di morte il Mediterraneo lacrima sangue si copre di canne cancella le orme Ulisse corre si ferma riparte non arriva a stazione la notte ferma la ruota all’orizzonte del mare.
Eppure non l’Odissea ma l’Eneide non omero ma Virgilio non Ulisse con le tinozze di legno nel Mediterraneo infuriato ma Enea gigante d’amara pietà che trascina la sete; non l’eroe guerriero che uccide e a casa ritorna a straziare ma l’affanno del guerriero paziente per sentieri sperduti l’orrore di guerra nel viso e sulle spalle la barba bianca del padre per dono la tomba dei vecchi al troiano che cerca riposo.
La nave d’Ulisse è in un giuoco d’inferno sul mare tace scuro il suo cuore ma dopo la pace quale futuro per il Mediterraneo mar?

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