Lesbica, sost. f.
Alice Weidel è la leader di Alternative für Deutschland, il partito di destra, dai tratti ideologi inquietanti, che è stato la sorpresa delle elezioni tedesche di quest'anno. Alice Weidel è sposata con una donna e la coppia ha due figli. Per i giornali Weidel è lesbica, senza tanti giri di parole.
So bene che le donne dagli anni Settanta si sono riappropriate di questa parola dalla storia antichissima, le cui origini si perdono nell'Egeo, e rivendicano con orgoglio di essere lesbiche. Ma, nonostante questo, rimane una parola quantomeno complicata, perché per molti è ancora un insulto. E molte volte viene usata come tale. E con questo significato viene usata per un personaggio controverso come Alice Weidel. E per questo credo dovremmo usare questa parola in modo saggio.
Lungi da me difendere Weidel. Ho sempre considerato una solenne stupidata la frase "non sono d'accordo con quello che dici, ma difenderò fino alla morte il tuo diritto a dirlo" e Voltaire era davvero troppo intelligente per aver detto un'assurdità del genere. Proprio perché non sono democratico, secondo me i fascisti non hanno diritto di parlare e quindi anche Weidel ha perso tale diritto, ma non vedo perché tra i molti insulti che posso usare per rivolgermi a lei devo per forza usarne uno che la colpisce in quanto donna, per le sue scelte sessuali. E non capisco perché non valga per lei quello che valeva per Westerwelle.
Siamo una società con un linguaggio così maschilista che discriminiamo anche tra i discriminati. Ovviamente a scapito delle donne.
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