Vedo che nella sinistra italiana va di moda parlar male di Alexis Tsipras: ad esempio ho letto una dura presa di posizione di un tale che periodicamente viene invocato come un futuribile leader della sinistra, ma il cui unico titolo è essere stato un ininfluente viceministro del governo Letta, non esattamente un gabinetto della Terza Internazionale. Fosse solo per questa canea credo che sia da sostenere - ancora una volta - il governo di Syriza, come ho fatto, con determinazione e senza rimpianti, negli anni passati.
Io credo intanto che dobbiamo ricordare da dove questo governo sia partito, da quella notte in cui Angela Merkel ha stretto al collo di Tsipras un cappio che Hollande e renzi si erano incaricati di insaponare. Contro la Grecia, contro il primo tentativo di fare in un paese dell'Unione europea un governo socialdemocratico - perché di questo parliamo, non di un esecutivo bolscevico - c'è stata una furibonda e violenta reazione da parte di tutti gli altri paesi, compresi quelli che erano allora guidati da partiti espressione del Pse. Senza tenere conto di quell'attacco di inaudita violenza, non si può giudicare quello che è successo dopo.
Ed è successo quello che i falchi tedeschi - dalla Merkel a Schauble - passando per tutti gli altri leader, non si aspettavano succedesse: il governo greco ha resistito. La decisione presa nei giorni scorsi di allungare di dieci anni le scadenze dei prestiti, di estendere - sempre per dieci anni - il cosiddetto "periodo di grazia", ossia quello in cui non scattano le sanzioni in caso di mancato pagamento e infine di concedere altri 15 milioni di euro, non segnano la vittoria della Grecia e la sconfitta del finanzcapitalismo, ma indicano che l'obiettivo non è più quello di distruggere un paese perché i suoi cittadini hanno votato "male". Non è una vittoria perché questi soldi dovranno essere destinati a pagare il debito e soprattutto perché vengono dai profitti che la Bce ha lucrato sui titoli greci: non sono affatto un regalo. Il governo tedesco ha dovuto ammettere davanti al parlamento che fino ad ora la Germania ha guadagnato 2,9 miliardi di euro dai cosiddetti "aiuti" alla Grecia. Ma la Grecia è ancora in piedi.
Il governo Tsipras ha cominciato a redistribuire il surplus di bilancio alle fasce più povere della popolazione, quelle più colpite dalla crisi. Ha ricontrattato le privatizzazioni delle infrastrutture, senza comunque cedere a quella dell'acqua. Ha ottenuto dei risultati nella lotta contro l'evasione fiscale, costringendo a pagare alcuni di quelli che non avevano mai pagato. E' sufficiente? Evidentemente per tanti che si proclamano di sinistra - che hanno votato il jobs act e le misure contro le tutele del lavoro, che hanno teorizzato le privatizzazioni dei servizi pubblici e hanno sostenuto governi che hanno indebolito la scuola e la sanità pubbliche - non sono misure sufficienti. Adesso questi dicono che la Grecia avrebbe dovuto uscire dall'Unione, tornare alla dracma, e in Italia hanno votato il governo Monti.
Nel 2009 la Grecia aveva un deficit del 15% e la sua economia segnava un passivo del 4,3%. Oggi siamo a +1,4% di crescita, il bilancio è in attivo di un punto in percentuale e c'è stato un aumento di 200mila posti di lavoro. Non è la rivoluzione, ma è quello che si poteva fare, senza uccidere i greci più poveri. Ed evidentemente non sarà tutto uguale, se contro Syriza c'è ancora una volta lo schieramento, finanziato e sostenuto dalle forze del capitale, formato da Nuova democrazia e Pasok, le larghe intese in salsa tzatziki, ossia i due partiti che hanno portato la Grecia alla crisi. Credo sbaglino quei compagni che ora attaccano Syriza, che sbagli profondamente Yanis Varoufakis che sta facendo nascere un partito che alle prossime elezioni si presenterà contro Tsipras, con l'unico risultato possibile di indebolirlo e di portare alla vittoria quelli che hanno il gradimento del finanzcapitalismo. Abbiamo già lasciato sola la sinistra greca per troppo tempo. Mi sembra drammatico ripetere lo stesso errore.
So che adesso i miei ex-compagni ed ex-amici mi criticheranno, li prevengo: io, che in Italia non sono disponibile a votare per nessuno di loro, solo perché sono il "meno peggio", dico che in Grecia sosterrei con passione quello che ho detto essere evidentemente il "meno peggio" o meglio il possibile. Io, da comunista, in Grecia sono disponibile a morire riformista. Almeno non mi possono dire che sono un rivoluzionario "con il culo degli altri": sono disposto a far andare in malora il mio paese, pur di non lasciar governare gli ulivisti vecchi e nuovi, i neopiddini, gli exdiessini o come vorrete chiamarvi. Non è solo rancore personale, è anche politica, perché un conto è arrivare a quello che ha fatto Syriza, ai compromessi che ha dovuto accettare, partendo però da una critica radicale al capitalismo e agli attuali rapporti di forza tra le classi, e un conto è teorizzare, come continua a fare la pseudosinistra italiana che il capitalismo è il "migliore dei mondi possibili", a cui occorre solo fare qualche aggiustamento. Un conto è essere socialisti e provare comunque a governare un mondo che non ci piace e un conto è essere servi del capitalismo. E' il mio modo per essere fedele al miglior Pci che ho conosciuto.
So che adesso i miei ex-compagni ed ex-amici mi criticheranno, li prevengo: io, che in Italia non sono disponibile a votare per nessuno di loro, solo perché sono il "meno peggio", dico che in Grecia sosterrei con passione quello che ho detto essere evidentemente il "meno peggio" o meglio il possibile. Io, da comunista, in Grecia sono disponibile a morire riformista. Almeno non mi possono dire che sono un rivoluzionario "con il culo degli altri": sono disposto a far andare in malora il mio paese, pur di non lasciar governare gli ulivisti vecchi e nuovi, i neopiddini, gli exdiessini o come vorrete chiamarvi. Non è solo rancore personale, è anche politica, perché un conto è arrivare a quello che ha fatto Syriza, ai compromessi che ha dovuto accettare, partendo però da una critica radicale al capitalismo e agli attuali rapporti di forza tra le classi, e un conto è teorizzare, come continua a fare la pseudosinistra italiana che il capitalismo è il "migliore dei mondi possibili", a cui occorre solo fare qualche aggiustamento. Un conto è essere socialisti e provare comunque a governare un mondo che non ci piace e un conto è essere servi del capitalismo. E' il mio modo per essere fedele al miglior Pci che ho conosciuto.
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