mercoledì 12 dicembre 2018

Verba volant (601): basta...

Basta, interiez.

Leggo che Gionata Boschetti è nato il 7 dicembre 1992: potrebbe essere mio figlio. Anzi è mio figlio, perché, al di là del dato strettamente biologico e anche un po' casuale di chi fornisce il fatale spermatozoo, tutti quelli della generazione venuta dopo la nostra sono nostri figli. Tutti noi abbiamo insegnato loro quello che volevamo e potevamo e quindi tutti noi siamo responsabili di quello che sono diventati e di quello che diventeranno quelli venuti dopo di noi. E Gionata Boschetti è diventato Sfera Ebbasta.
Adesso ci fa schifo quello che è diventato nostro figlio? Pare di sì a leggere quello che scriviamo su di lui. Questa storia mi ricorda un po' Il ritratto di Dorian Gray: arriva un momento in cui la differenza tra quello che Dorian è e quello che vede rappresentato nel quadro appare insopportabile, ma questa differenza è solo apparente, perché Dorian è davvero invecchiato, si è solo illuso di non farlo. E così noi quando guardiamo nostro figlio che su palco dice quello che dice, sentiamo una differenza che ci pare incolmabile, eppure quel ragazzo siamo noi.
Non siamo stati noi che per anni gli abbiamo insegnato che la cosa più importante è il denaro? Che abbiamo ostentato i nostri soldi, anche quando non ne avevamo, soprattutto quando non ne avevamo, e che abbiamo trasformato in eroi alcune persone solo perché sfacciatamente ricche? Non siamo noi che per anni abbiamo inseguito i marchi e le mode? Non siamo stati noi che per anni gli abbiamo spiegato che una donna vale solo per quello che appare e che le abbiamo considerate tutte "troie", perché pensavamo di poterle comprare e usare? Non siamo stati noi che per anni gli abbiamo mostrato che la prepotenza, l'egoismo, la falsità vincono sempre? Sì, siamo stati noi e adesso Sfera Ebbasta ce lo rigetta in faccia, ripetendo con poca fantasia e nessun talento quello che noi per anni abbiamo detto.
Ripensando al film Bohemian rhapsody, ho controllato quando è nato Farrokh Bulsara. Ecco, lui poteva essere mio padre: tra e me e lui c'è più o meno la stessa differenza d'età che c'è tra me e Gionata Boschetti. Io naturalmente non sono il figlio segreto di Freddy Mercury, sono il figlio noto di Luigi Billi: immagino che mio padre non abbia mai ascoltato Bohemiam rhapsody e, se lo avesse fatto, non gli sarebbe piaciuta. Però era uno che mi ha insegnato, tra le altre, questa cosa: se credi che quello che stai facendo sia la cosa giusta da fare, devi ostinatamente perseguire quel tuo obiettivo, anche se ti dicono che una canzone di sei minuti è una follia che non passerà mai in radio e con cui non venderai mai un disco.
Evidentemente io non ho capito molto di quello che mi hanno insegnato mio padre e i Queen, se mio figlio è quella roba lì. O forse a noi hanno insegnato soprattutto altre cose - e noi non abbiamo avuto la forza di opporci. Ci hanno insegnato la sopraffazione, la volgarità, la violenza, l'esaltazione dell'ignoranza, tutto quello che vediamo quando ci guardiamo intorno, se alziamo un po' la testa dagli schermi dei nostri smartphone e di cui fingiamo di scandalizzarci quando lo notiamo in rete. Ed è quello che vedono i nostri figli, che immagino capiscano esattamente quello che dice Sfera Ebbasta, mentre noi ormai lo consideriamo una serie di sillabe messe a caso.
Secondo la Crusca basta è un composto che viene da bene stare. Sinceramente non mi sembra di poter dire che stiamo bene. Gli etimologisti Diez e Littré dicono invece che in questa parola c'è una radice che indica colmo: probabilmente siamo davvero arrivati al limite. Ma non so quanto ne siamo consapevoli.

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