giovedì 4 marzo 2021

Storie (XVIII). "La locanda di Montfermeil" (puntata 1)...

Quella mattina Gizon si è svegliato molto presto: vuole truccarsi bene. 
Non gli piacciono i padroni della locanda: tra truffatori ci si riconosce subito. Solo il dottore sembra non accorgersi di quando qualcuno cerca di imbrogliarlo. 
Gizon ha visto che la moglie del locandiere non gli ha mai tolto gli occhi di dosso, evidentemente lei sospetta che non sia davvero uno schiavo moro, come ha raccontato il dottore, dicendo che l'ha comprato in Egitto, quando è stato laggiù con Napoleone. Per questo oggi deve tingersi la faccia molto bene. E anche quel pezzetto di polso che rimane scoperto tra i guanti e la manica della sua colorata veste orientale, che lui stesso si è cucito, comprandosi dei tessuti di poco prezzo nel mercato di Baiona. E deve tingersi anche i polpacci. Oggi quei due lo scruteranno dalla testa ai piedi. Lo sa, lui farebbe lo stesso. 
È stato uno sbaglio venire a Parigi: sono giorni che lo sta dicendo al dottore. Loro devono rimanere in quei paesi di campagna, lì le loro truffe riescono sempre. E poi loro due sono davvero bravi, i migliori nel loro genere. Lui senza tingersi la faccia arriva in uno di quei paesi, si ferma nella locanda, parla con i contadini e in una giornata ha già saputo morte e miracoli di tutti, e poi getta lì che ha incontrato in una città vicina un dottore che ha dei rimedi miracolosi, che forse arriverà anche in quel paese. E qualche giorno dopo arrivano con il loro carretto e nessuno lo riconosce con la faccia tinta di nero, perché a quel punto tutti guardano il dottore e le sue preziose bottiglie. E si fanno sempre buoni affari, perché tutti vogliono essere giovani, tutti vogliono credere che il dottore abbia scoperto l'elisir che non fa invecchiare. Grazie alle sue informazioni, il dottore fa finta di sapere tutto, che una donna ha appena perso il marito o che un giovane fa la corte a quella ragazza. E loro si stupiscono e credono a ogni cosa loro dica. 
Il dottore non vuol capire che una città è tutta un'altra questione. E poi una enorme come Parigi: lì ci sono dei truffatori professionisti. Anche più bravi di loro. Che il trucco dell'elisir lo conoscono già. Eppure il dottore non ha voluto sentire ragioni: si è convinto che solo a Parigi potrà guadagnare abbastanza soldi per ritirarsi. Il dottore sogna continuamente la truffa perfetta, quella che li sistemerà per sempre. 
Anche Gizon vorrebbe smettere, è stanco anche lui di andare in giro così. Il suo piano però è diverso. Il dottore dovrebbe sposare una di quelle vedove che gli fanno gli occhi dolci quando arriva nei loro paesi. Nell'ultimo dove sono stati ce n'era una davvero bella, a cui il defunto marito ha lasciato una ricca proprietà, e non ha neppure figli. La vedova ha comprato dieci bottiglie di elisir. Ma se il dottore si fosse impegnato un po', se non si fosse fissato con questa idea di Parigi, avrebbero potuto sistemarsi nella sua casa. Il dottore dice che non si possono fermare per più di una settimana, perché poi quelli che hanno comprato le bottiglie capiscono di essere stati truffati, ma non è così. Loro sanno che il dottore sta vendendo solo del vino, e di cattiva qualità, ma vogliono disperatamente credere di essere diventati più giovani. E la vedova, anche dopo un anno o due, continuerà a vedersi bella. E poi questa è anche giovane, su di lei l'effetto dell'elisir sarebbe durato anche più a lungo. E alla fine si sarebbe perfino affezionata a quel marito che ha sposato solo per accaparrarsi l'elisir. In fondo il dottore non è cattivo. Il suo piano avrebbe funzionato, mentre quello del dottore è destinato al fallimento. E adesso sono in balia di questa coppia di disonesti locandieri di Montfermail.
E come trattano quella bambina che deve correre da una camera all'altra a portare la biancheria e lavare i pavimenti: lei sì che sembra una schiava. Queste sono le cose che lo fanno arrabbiare.   

continua? probabilmente sì...

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