giovedì 11 marzo 2021

Storie (XX). "La locanda di Montfermeil" (puntata 2)...

Gizon ha finito di truccarsi, osserva il suo lavoro sul piccolo specchio della toletta, quando sente un leggero bussare alla porta. L'uomo controlla bene il suo viso prima di arrischiarsi a dire "avanti": immagina sia la padrona che è venuto a spiarlo. È la bambina - Gizon pensa che abbia poco più di cinque anni - che lo guarda stupita, anche se non è certo il primo uomo dalla pelle scura che vede; poi gli dice che il dottore lo aspetta nella sua camera. L'uomo tira fuori una moneta, che ha rubato la sera prima a uno che stava seduto accanto a lui nel tavolaccio della locanda, e la porge con un fare cerimonioso alla bambina. E Cosette non capisce da dove sia spuntato quel piccolo fiore di carta che adesso quello strano uomo le sta regalando facendo un inchino. La bambina sorride: è buffo. 
Quando Gizon entra nella camera del dottore, piccola e sudicia praticamente come la sua, anche se costa il doppio, il suo padrone è ancora a letto. "Finalmente, caro amico, entra, aiutami ad alzarmi. La fortuna sta girando. Ieri sera ho conosciuto un gran signore"
"E cosa ci fa un gran signore in una stamberga come questa?"
"Sei sempre il solito. I locandieri sono persone veramente degne e questa è una delle migliori stazioni di posta prima di Parigi. Comunque sia, questo signore è italiano e scrive opere, per lo più buffe, e sta andando a Parigi. Sembra che in Italia sia piuttosto famoso, mi ha detto che ha scritto un'opera su un barbiere. Io ho fatto finta di conoscerla; gli ho detto che ne ho sentito parlare durante i miei viaggi. Dice che potrebbe diventare il nuovo direttore della Comédie italianne. Lui preferirebbe non fermarsi qui in Francia e andare a Londra, ma a noi poco importa. Lo conoscerai, è un tipo davvero gioviale, gli piace stara a tavola e divertirsi. Ieri sera abbiamo mangiato del tacchino farcito: lui ne va matto e abbiamo bevuto tre bottiglie di bordò"
"E chi ha pagato?"
"Io naturalmente"
"Con i nostro soldi, immagino. Non con i tuoi"
"Stai tranquillo, li ho spesi bene. Considerali un investimento. Alla fine l'ho convinto che andremo a Parigi con lui. Là ci presenterà attrici e cantanti, e vedrai quante bottiglie di elisir riusciremo a vendere: questi teatranti vogliono rimanere sempre giovani. E poi potrebbe portarci anche a corte. Questa volta, caro Gizon, abbiamo pescato il biglietto vincente"
"A corte? Ci arresteranno, come minimo. Capiranno subito che siamo dei ciarlatani. E poi sei sicuro che questo tuo nuovo amico non sia un imbroglione come noi? Ha mangiato e bevuto e poi se la squaglia: è la nostra specialità"
"Credi mi possa sbagliare così? Non voglio più ascoltarti. Adesso vai dal suo servitore. Si chiama Antonio, viene da una città che si chiama Bologna. E chiedigli a che ora dobbiamo partire. Poi regola i conti con i signori Thénardier".
Gizon è davvero preoccupato. Il dottore questa volta li caccerà nei guai: questa mania di Parigi.
Cosette accompagna Gizon nelle camere dove ci sono gli italiani. Quando vede la stanza dove dorme Antonio, l'uomo dalla faccia tinta di nero pensa che forse il dottore non si è sbagliato. È luminosa ed è pulita: evidentemente questo musicista ha pagato in anticipo, a differenza di loro. Forse è davvero ricco. Ma Gizon non è ancora convinto: chi ha mai sentito di un'opera su un barbiere? 

continua? a questo punto immagino di sì...
e qui tutte le puntate...

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