giovedì 25 marzo 2021

Storie (XXIV). "La locanda di Montfermeil" (puntata 4)...

Antonio conosce bene il suo padrone, sa cosa aspettarsi quando si sveglia alla mattina, specialmente dopo che la sera ha bevuto un po' più del lecito. "Ghisòn, mi dispiace. Il Maestro dice che non ci pensa affatto a fare il viaggio verso Parigi insieme al tuo dottore. Dice che non è neppure sicuro che lo sia davvero un dottore. E comunque non ne vuole sapere. Te l'avevo detto di non farti troppe illusioni".
Non è certo Gizon a essersi illuso e adesso immagina che sarà lui a sorbirsi i rimproveri di Dulcamara: come se fosse colpa sua. Se era per lui adesso erano a casa della vedova e si sarebbero risvegliati in un letto pulito e con una buona colazione.
"Se quell'italiano non vuole viaggiare con me peggio per lui. Gli avrei fatto fare una gran figura a Parigi. Non sa che occasione ha perduto di conoscere il bel mondo". Gizon rimane colpito da questa reazione di Dulcamara. E anche un po' preoccupato: il dottore ormai recita anche con lui, quando sono soli. Come se credesse a tutte le storie che si è inventato. 
"Vai a dire ai signori Thénardier che oggi non ce ne andiamo, anzi che staremo qui ancora qualche giorno"
"No, non possiamo rimanere qui, sono due ladri. Andiamocene fino a che siamo in tempo"
"Assolutamente no, non posso dare soddisfazione a quel musicista da strapazzo. Se partissi anch'io oggi, darei l'impressione di seguirlo, di avere bisogno di lui. Dulcamara non ha bisogno di nessuno. E qui si possono fare buoni affari. Sono riuscito a vendere l'elisir a quel Germont al doppio di quello che ho sempre incassato nelle fiere dei contadini. Qui si sente già l'aria di Parigi. E i Thénardier non sono affatto come tu dici. Sono persone di cui fidarsi. Ho anche regalato una bottiglia di elisir alla signora"
"Cosa diavolo hai fatto? Quei due si accorgeranno subito che è vino scadente. Possono denunciarci o peggio ricattarci"
"Impara a fidarti delle persone, caro Gizon. E ora fammi andare a salutare l'amico Germont prima che parta per Parigi".
Mentre Gizon scende per cercare la locandiera pensa che forse è arrivato il momento di lasciare Dulcamara. Lavorano insieme ormai da oltre trent'anni, da quando, poco più di ragazzi, hanno lasciato il loro villaggio nella Navarra per fare fortuna nel mondo. E il numero del dottore venditore di elisir e del suo servo moro è stato decisamente il migliore, quello che gli avrebbe permesso di chiudere in bellezza. E invece è quello che li dividerà. Gizon vuol bene a Dulcamara, è come un fratello, hanno passato insieme tanti momenti brutti, hanno fatto la fame, hanno rischiato più volte di morire, ma ne sono sempre venuti fuori. Insieme. Ma questa volta, no: lui non riesce più a seguire le pazzie del dottore. Stavolta è davvero finita.
Quando finalmente vede la locandiera, la donna sta, come al solito, rimproverando Cosette, che approfitta dell'arrivo dell'uomo per allontanarsi. "Come sta il nostro caro dottore?"
"Bene. La stavo cercando, signora Thénardier, per dirle che oggi non possiamo partire e che il dottor Dulcamara intende fermarsi ancora qualche giorno presso la vostra locanda"
"Io e mio marito siamo lieti che il dottore si trovi bene qui da noi. Gli dica pure che può continuare a essere nostro ospite per il tempo che gli è necessario. Troveremo senz'altro un accordo sulle spese di vitto e alloggio".
Gizon si allontana pensando a quanto costerà quella sosta imprevista. Non basteranno un po' di bottiglie di elisir vendute a qualche sciocco cliente a recuperare la spesa. Ha trovato sorprendentemente disponibile la signora. Probabilmente lei e il marito hanno già capito che lui e il dottore sono due truffatori e stanno pensando come guadagnarci. Gizon però ha bisogno di tempo: deve trovare il modo di salvare Dulcamara. E anche la piccola Cosette.

va avanti, non può certo fermarsi così...
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