In questi giorni ho letto, come immagino avranno fatto molti di voi, vari articoli a commento dell'arresto di Roman Polanski e francamente non mi è facile avere un'idea precisa su quanto è accaduto e soprattutto su cosa sarebbe giusto che ora accadesse. Questo caso rende ben evidente che lo stesso concetto di giustizia è estremamente relativo e può essere interpretato in vari modi; al di là del dramma umano dei protagonisti, in particolare della giovane donna che è stata vittima della violenza, è un caso che ben si presta a esercitare l'arte del dubbio.
Mi ha colpito una tesi che solo apparentemente sembra paradossale: molti sostengono che il regista di origine polacca si faccia in qualche modo scudo della propria notorietà, della propria meritata fama, eppure Bernard-Henri Lévy sostiene che sia proprio la sua fama a danneggiarlo, perché se non fosse stato un personaggio pubblico, conosciuto in tutto il mondo, il procuratore avrebbe probabilmente insabbiato il caso, avvenuto molti anni prima e su cui c'era stato un accordo tra la vittima e il colpevole, mentre in questo caso, in vista delle elezioni (negli Stati Uniti i procuratori vengono eletti infatti), egli ha pensato bene di sollevare la propria campagna elettorale con un arresto che gli darà sicuramente notorietà e solleticherà gli istinti della parte più conservatrice dei suoi potenziali elettori. E' un ragionamento interessante, che dovrebbe far riflettere quanti, anche qui in Italia, sostengono con forza la tesi di eleggere i procuratori: questo sistema non garantisce i cittadini sull'imparzialità della giustizia, ma finisce per sottomettere le decisioni dei magistrati inquirenti a logiche in parte estranee alla necessità di punire i colpevoli e di difendere i diritti dei singoli e della società.
L'altro tema che si legge di frequente è quello che il genio dell'artista non può cancellare le colpe dell'uomo. Personalmente credo sia la questione di fondo nel caso di Polanski (e anche la più drammatica): egli ha commesso un reato molto grave ed è giusto che paghi per quello che ha fatto. Forse ha già scontato la sua pena, non solo perché ha pagato un indennizzo alla ragazza vittima della violenza, ma soprattutto perché questa storia ha in qualche modo segnato la sua vita di esule (seppur un esule molto ricco e celebrato con ogni onore). E' vero che la storia non si fa con i se, eppure se quella brutta storia non fosse successa, Polanski avrebbe continuato a vivere negli Stati Uniti, sarebbe stato più sereno (per quanto ciò sia concesso a un uomo) e forse avrebbe fatto film meno belli di quelli che ha fatto. Lo stato ha ancora il diritto di punire quell'uomo? Certamente sì, anche perché egli ha commesso un crimine grave che lede i diritti non solo della vittima, ma di tutte le donne: lo stato deve, in tutti i casi, punire chi abusa del proprio potere e della propria forza per sottomettere una persona più debole. Ma continuo ad avere dei dubbi che questo diritto legittimo sia giusto in senso assoluto.
Per quello che vale il mio giudizio penso che Polanski dovrebbe accettare con serenità il verdetto legittimo della corte che lo giudicherà, aspettandosi anche una condanna, che sarebbe assolutamente equa e che sarebbe, proprio grazie alla sua notorietà, ancora più efficace per rivendicare i diritti delle donne, e in particolare delle giovani donne, a non diventare oggetto di violenza da parte degli uomini. Forse a Polanski è toccata la parte del capro espiatorio e immagino che penserà che questo sia un'ingiustizia, ma egli è anche un artista e certo conosce Sofocle: da che parte sta la giustizia, con Antigone o con Creonte?
Condivido la perplessità sul fatto di legare il potere giudiziario al consenso elettorale.
RispondiEliminaSul caso Polanski, invece e semplicemente, non trovo nulla da commentare: se non il fatto che considero le discussioni montate dai Media (e non intendo la nuda "Notizia") del tutto fuori luogo.
Mirco
Approfitto dell'argomento sollevato, a prescindere dal fatto che il regista sia colpevole o meno: difficile stabilirlo per quanto mi riguarda. Io faccio un invito che ad alcuni suonerà obsoleto, ad altri fuori moda, le più givani mi chiameranno MATUSA! Ragazze aprite gli occhi, state attente, non buttatevi in appuntamenti e relazioni con il primo che capita e la sera stessa. Il solo uomo che vi può garantire rispetto per il vostro corpo è solo vostro padre ( e in certi casi abominevoli, raccontati dalla cronoca, nemmeno il padre....) E' vero la libertà è un diritto, ma usate la testa, non mettevi in condizioni di pericolo. Diffidate. Sempre. Io stessa spesso mi sono dovuta alzare di notte per raccogliere in mezzo all'autostrada amiche che hanno l'abitudine di accettare appuntamenti al buio e in condizioni rischiose. Si sono ritrovate con personaggi che davanti ad un loro rifiuto di un rapporto sessuale sono state scaraventate fuori dalla macchina, una altra violentata nel garace di casa sua da un " amico fraterno" che non ha avuto il coraggio di denunciare per la vergogna. Non pensate MAI che a voi non succederà, non pensate MAI che voi siete in grado di riconoscere la gente pericolosa: il lupo è bravissimo a travestirsi da agnello e rischiate di impararlo a vostre spese, carissime spese, se non proteggete voi stesse...
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