Un paio di settimane fa un concorrente del Grande Fratello ha bestemmiato in diretta e, a norma di regolamento - come è avvenuto in altre circostanze analoghe - è stato escluso dal gioco. Non voglio entrare nel merito della questione, non mi interessa in questo momento. Semplicemente voglio constatare che esiste una regola - viene escluso dal gioco chi bestemmia - e che è stata applicata: una cosa del tutto normale. Eppure, pur non partecipando più al gioco, quella stessa persona - in nome dell'audience - continua a essere invitata in programmi televisivi, proprio in ragione del fatto che ha infranto quella regola. Anzi, rispetto agli altri concorrenti, rischia di essere il più famoso, proprio grazie a quella bestemmia.
Questa piccola vicenda mi sembra la perfetta metafora di quello che avviene normalmente nel nostro paese. Chi infrange una regola, e anche chi commette un reato, diventa immediatamente un personaggio e come tale acquista una notorietà "positiva". Ci sono persone, ad esempio Fabrizio Corona, che devono la loro notorietà esclusivamente al fatto di essere stati indagati e condannati, eppure possono tranquillamente essere scelti come testimonial di una campagna pubblicitaria o gli ospiti speciali dell'inaugurazione di un negozio o di un locale.
Esiste - e temo sia ormai prevalente - nel nostro paese una amoralità diffusa, per cui sembra prevalere la regola "tutti colpevoli, nessun colpevole".
Ormai per un uomo di un qualche potere - un politico o un manager o un intellettuale - essere scoperto con una prostituta non è più un elemento di vergogna, capace di stroncare una carriera, per quanto brillante. E la prostituta a volte diventa anch'essa un personaggio, contesa dai programmi televisivi. In una società profondamente maschilista come la nostra, è ancora scandaloso essere scoperti con un transessuale, ma probabilmente anche questo tabu è destinato a cadere. Per questo Berlusconi continua a rimanere al suo posto e Marrazzo si è dovuto dimettere. Delbono ha dovuto lasciare la poltrona di sindaco non per la sua "disinvoltura sentimentale" - chiamamola così, in maniera un poco ipocrita - ma per l'uso delle risorse pubbliche: fino a che la notizia è stata quella che aveva nominato come segretaria la sua fidanzata non ci sono stati problemi, tanto è vero che è stato eletto con una buona percentuale dai suoi concittadini.
Ilvo Diamanti, in un articolo pubblicato su "la Repubblica" di domenica 14 febbraio, che vi invito a leggere, spiega in maniera impietosa come ormai in Italia ci stiamo abituando a ogni tipo di scandalo e non riusciamo più a scandalizzarci.
Quando Silvio Berlusconi dice: "Se una persona opera bene al 100% e c'è un 1% discutibile, questo va messo da parte, mi sembra una cosa di buon senso che non è difficile da capire", al di là dell'acrobazia matematica - per cui questa persona arriva la 101% - esprime davvero quello che pensa la grande maggioranza degli italiani. Quelli che si lamentano perché i politici sono tutti ladri - e magari hanno pure letto "La casta" - ma non avrebbero nessuna remora a chiedere una raccomandazione per il proprio figlio al potente di turno: "tanto fanno tutti così". Quelli che si lamentano quando leggono che un imprenditore gudagna meno dei suoi operai, ma che non esitano a evadere il fisco, non appena ne abbiano la possibilità: "tanto fanno tutti così". Quelli che si lamentano della malasanità, ma poi allungano qualcosa a qualcuno per passare davanti in una lista d'attesa o avere un posto migliore in un ospedale: "tanto fanno tutti così".
E' vero che nessuno di noi è perfetto e quindi siamo giustamente indulgenti con i peccati altrui, eppure basterebbe che imparassimo a rispettare le regole, tutte le regole, anche quelle che ci danneggiano: rischieremo di essere un po' meno famosi e di non essere invitati in nessun reality, ma forse scopriremo che ne è valsa la pena.
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