Questa è una storia che è cominciata in Nigeria, è continuata a Bologna e ora rischia di finire in maniera tragica là dove è iniziata. Si è svolta e sta andando avanti nell'indifferenza di una città che pensa ad altro - alle ferie, al Civis, alle primarie - e che evidentemente ha dimenticato parte della propria anima. Per fortuna qualcuno ne ha parlato e quindi - grazie anche alla velocità della rete - possiamo sperare che la storia di Faith venga conosciuta dal maggior numero di persone. Possiamo sperare che questa giovane donna nigeriana venga salvata da un destino che sembra segnato e soprattutto possiamo sperare che questa vicenda ci insegni qualcosa per il futuro.
Faith Aiworo è una ragazza nigeriana di 23 anni che è fuggita dal suo paese perché condannata a morte: ha ucciso l'uomo che stava tentando di violentarla. Circa tre anni fa è arrivata in Emilia-Romagna, ha cercato di rifarsi una vita; è riuscita ad evitare la strada - dove "lavorano" tante sue connazionali - e ha trascorso questi anni lavorando duramente, senza diritti e senza permesso di soggiorno. Due settimane fa ha subito un nuovo tentativo di violenza sessuale, ma fortunatamente le sue urla hanno allarmato i vicini che hanno chiamato i carabinieri. Il suo aggressore è finito in carcere, mentre Faith è stata condotta nel Cie di Bologna, il Centro di identificazione ed espulsione. Contro di lei è stato emesso un provvedimento di espulsione, che, dal momento che è il terzo, è stato immediatamente eseguito. Ora Faith è in Nigeria, di nuovo in carcere e su di lei pesa la condanna a morte.
Faith doveva essere considerata una rifugiata politica, doveva essere accolta nel nostro paese perché nel suo rischia la vita ingiustamente. Faith deve essere salvata dalla mobilitazione delle istituzioni italiane - prima di tutto il Ministero degli esteri - e delle associazioni, come Amnesty che si occupano quotidianamente dei diritti umani. Questa è la prima cosa da fare, senza tentennamenti. Ma poi bisogna anche riscrivere una legge ingiusta, che non ha saputo difendere i diritti di questa giovane donna; evidentemente esistono degli automatismi nei provvedimenti di fermo ed espulsione che bisogna saper fermare in casi estremi come quelli che ora stiamo raccontando. Infine bisogna che ci sia un sussulto nelle coscienze, perché questa storia non può essere relegata in una pagina di cronaca, ci mette davanti a problemi enormi: i diritti delle donne nei paesi in via di sviluppo, i rapporti tra il nostro paese e quei paesi che non rispettano i diritti umani elementari, le politiche di accoglienza e di asilo. La storia di Faith non è una storia di cronaca estiva.
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