giovedì 16 settembre 2010

Considerazioni libere (163): a proposito della vergognosa politica estera italiana...

Leggo oggi sui giornali che l'Unione europea ha nominato ventinove propri rappresentanti in altrettanti paesi, una sorta di ambasciatori dell'Unione, il primo nucleo di una futura diplomazia europea. Al di là dell'effettiva capacità di queste persone di riuscire a rappresentare le istituzioni comunitarie, ma soprattutto al di là dell'attuale incapacità di queste stesse istituzioni di elaborare una qualche linea coerente di politica estera, si tratta di un fatto importante, che merita attenzione.
C'è però un particolare risvolto che adesso mi sembra necessario sottolineare. All'Italia sono state assegnate le rappresentanze in Albania e in Uganda, due sedi oggettivamente non tra le più importanti tra quelle oggetto delle nomine; per fare qualche esempio, negli Stati Uniti andrà un portoghese, in Cina andrà un tedesco, in Giappone un austriaco, in Sudafrica un olandese, alla Spagna sono state assegnate quattro sedi, alla Francia e all'Irlanda tre. Non ci sarà nessun italiano neppure nella struttura di "governo" della diplomazia europea, guidata dall'inglese Ashton: il segretario generale sarà francese, i due vice tedesca e polacco, il responsabile dell'amministrazione irlandese. Non è una questione di partigianeria nazionale - non cambia molto che l'ambasciatore europeo in Cina sia tedesco o italiano - ma non è comunque un bel segnale per il nostro paese.
Il nostro Presidente del Consiglio ha di fatto "privatizzato" la politica estera italiana, che specialmente in questi ultimi due anni è diventata appunto un affare privato di Berlusconi e dei suoi soci in affari. Il ministro degli esteri ufficiale è uno dei più incapaci esponenti di questo esecutivo, molto più impegnato nella sua attività di sciatore che in quella di capo della diplomazia; si ricordano ancora le sue dichiarazioni in tuta da sci da una baita in occasione degli attentati a Gaza della fine dell'anno scorso.
Al di là del folklore del ministro Frattini, i due capisaldi della politica estera italiana sono i rapporti fraterni che Berlusconi intrattiene con Putin e con Gheddafi. I viaggi in Russia del nostro Presidente del Consiglio cominciano ormai a essere sospetti: quali sono esattamente gli interessi italiani che va a tutelare in quel paese? Altrettanto imbarazzanti sono i viaggi sempre più frequenti che il dittatore libico fa nel nostro paese. Nell'ultimo di questi, con l'aggiunta delle lezioni di Corano a una platea di hostess, abbiamo raggiunto apparentemente raggiunto il fondo, ma dalla coppia Berlusconi e Gheddafi - che hanno interessi finanziari comuni, mediati dall'impreditore tunisino Ben Ammar - dobbiamo aspettarci sempre peggio. Non è una colpa né l'essere ricchi né l'essere degli imprenditori e non può essere vietato a una persona ricca di fare politica, però esistono dei limiti, che Berlusconi ha ampiamente superato, mettendo in ridicolo la credibilità di tutto il nostro paese.
In politica, e in particolare in politica estera, bisogna accettare dei compromessi che in altre circostanze difficilmente si potrebbero giustificare: non si possono interrompere le relazioni diplomatiche con tutti gli stati in cui si violano i diritti umani. Per l'Italia - per la sua storia, per la sua posizione geografica, per i suoi interessi nel Mediterraneo - è giusto avere rapporti con la Libia, anche se in quel paese c'è un governo che nega i più elementari diritti umani ed è corrotto, perché sfrutta le ricchezze del paese per l'arricchimento della famiglia del dittatore. Ma un conto è avere rapporti politici, un conto è "appaltare" a quel governo la difesa delle coste meridionali del nostro paese.
E' stato vergognoso il modo in cui il nostro governo ha reagito all'attacco che una motovedetta libica ha sferrato contro un peschereccio italiano, sparando ad altezza d'uomo. Si sono cercate giustificazioni improbabili: il ministro Frattini ha detto che i libici hanno sparato in aria, mentre passavano le immagini in cui si vedevano gli spari sulla cabina di guida, mentre il ministro Maroni ha detto che i libici credevano che sul peschereccio ci fossero clandestini. Il problema è che la motovedetta è stata donata dall'Italia alla Libia, che su quell'imbarcazione c'erano militari italiani, con compiti nebulosi, e soprattutto che l'Italia ha demandato al governo libico il compito di impedire gli sbarchi di immigrati in Sicilia, peraltro senza risolvere l'annoso problema dell'ingiusta rivendicazione da parte della Libia di parte delle acque internazionali. Gheddafi ha avuto mano libera e ne ha approfittata e Berlusconi è stato zitto, perché ha interessi, più o meno confessabili, a cui non vuole rinunciare. Solitamente un governo di destra avrebbe approfittato di un incidente come questo, per fare un po' di nazionalismo a buon mercato, per lanciare proclami, per difendere la dignità nazionale; Berlusconi non l'ha fatto, immaginiamo il perché. E lo immagina anche il resto d'Europa.

1 commento:

  1. Abbiamo lanciato UN APPELLO URGENTE per salvare i profughi eritrei in Libia, che subiscono fame, sete e violenze indicibili.

    Abbiamo già avuto un primo risultato, con l'interessamento dell'Onu.

    A luglio siamo già riusciti a salvarli per 60 giorni, oggi possiamo salvarli definitivamente, ma servono ancora tante adesioni!

    Vi prego di aderire all'appello e di diffonderlo il più possibile!

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