venerdì 22 aprile 2011

Considerazioni libere (223): a proposito di quello che succede nel cuore dell'Europa...

Il 20 aprile, mercoledì, alla mattina, dopo aver letto sul Corriere il preoccupato articolo del regista e drammaturgo di origine ungherese Giorgio Pressburger sulla nuova costituzione del suo paese, ho deciso di scrivere una "considerazione" su questa vicenda, che è stata gravemente e colpevolmente sottovalutata dall'opinione pubblica europea. Quello stesso giorno, tornato a casa nel tardo pomeriggio, ho letto in rete la notizia che un finora sconosciuto deputato a servizio di B. aveva presentato un progetto di legge per cambiare l'art. 1 della nostra Costituzione.
Non mi interessa più di tanto entrare nel merito della proposta di questo tizio, visto quanto è peregrina e paradossale: una delle caratteristiche essenziali e peculiari del berlusconismo è sempre stato ed è ancora lo svilimento delle assemblee parlamentari, a cui ora, tutto d'un tratto, si vorrebbero sottomettere tutti gli altri organi istituzionali, comprese presidenza della Repubblica e corte costituzionale. Mi interessa invece intervenire sul metodo. Come era facile prevedere, il poveretto è stato subito scaricato e si è detto che si è trattato di un'iniziativa isolata e non concordata, eppure "c'è del metodo in questa follia". Così oggi nell'editoriale del Corriere, pur criticando la stupidità della proposta dell'ignaro deputato, Angelo Panebianco, con argomentazioni ben più intelligenti e sottili, trova l'occasione per dire che probabilmente il riferimento al lavoro nell'art. 1 andrebbe sostituito con un richiamo alla libertà. Ogni giorno viene lanciato un piccolo sasso e temo che presto ci troveremo davanti un cumulo tale da non poter più essere spostato. Per questo dobbiamo far capire al maggior numero possibile di persone che difendere la nostra Costituzione, nata dalla Resistenza, non è né l'esercizio retorico e un po' barboso di vecchi professori né il totem ideologico dell'estrema sinistra, ma qualcosa che riguarda tutti noi.
Torno così al tema, alla "considerazione" che avevo in mente lo scorso mercoledì. L'Ungheria non è un paese lontano, ma sta nel cuore dell'Europa. Fa parte dell'Unione e della Nato, ha una storia lunghissima che si è spesso intrecciata anche con la storia italiana, ha una grande tradizione culturale, come ci ricorda con giustificato orgoglio Pressburger. Eppure lunedì prossimo - il giorno non è scelto a caso, perché si vuole dare all'evento un forte connotato religioso - proprio in Ungheria entrerà in vigore una nuova costituzione di stampo fortemente reazionario, che porta indietro in maniera drammatica le lancette della storia, ai regimi fascisti degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Ogni democratico europeo dovrebbe sentire questa ferita, tanto più che avviene in un paese che per tutto il Novecento ha conosciuto e sofferto la durezza del totalitarismo: tra le due guerre il regime fascista dell'ammiraglio Horty, alleato di Hitler e Mussolini, e dopo la seconda guerra mondiale il regime comunista, normalizzato, dopo la troppo breve esperienza riformista di Imre Nagy, dalle truppe sovietiche nel '56.
La nuova costituzione è stata scritta e votata dal partito di maggioranza Fidesz, di impronta nazionalista e conservatrice, e da un partito della destra cattolica, i cui deputati insieme raggiungono i due terzi del parlamento. I partiti di sinistra, all'opposizione, hanno abbandonato l'aula in segno di protesta.
Dalla nuova costituzione scompare il nome Repubblica Ungherese per essere sostituito con quello di Paese Magiaro, identificando la struttura politica con la nazione etnica. Viene esteso il diritto di voto agli ungheresi che vivono nei paesi confinanti, prefigurando una sorta di Grande Ungheria, come la immaginava Horthy, ma non si fa alcun riferimento alle minoranze che vivono all'interno dei confini, ebrei e rom su tutti. la nuova costituzione mescola elementi di forte nazionalismo, di fondamentalismo cattolico e di ultraliberismo. Alcuni esempi. Il nuovo stato viene posto sotto la protezione della corona di santo Stefano e il testo è infarcito di riferimenti all'orgoglio magiaro. E' inserito il concetto di tutela della vita fin dal concepimento, in vista della prossima abolizione della legge sull'aborto, e non ci sono elementi di riconoscimento né per le minoranze religiose né per le coppie omosessuali. In nome della famiglia, i genitori esprimeranno il loro voto, alle elezioni politiche, anche a nome dei figli minorenni, un unicum nelle democrazie occidentali. Viene stabilita un'unica aliquota fiscale, pari al 16%, abolendo il criterio di progressività contributiva. Il fiorino è dichiarata moneta nazionale nella costituzione, così da rendere di fatto impossibile il passaggio all'euro. Il lavoro non è considerato un diritto, ma un obbligo - qui l'analogia è con la costituzione sovietica - per soddisfare coloro che pensano che gli zingari non lavorano perché non vogliono lavorare e quindi debbano essere puniti.
Rispetto all'ordinamento istituzionale la costituzione voluta da Fidesz prevede un netto rafforzamento del potere esecutivo, a scapito di quello legislativo e soprattutto di quello giudiziario. Viene limitata la sfera di intervento della corte costituzionale, che non potrà più occuparsi di temi riguardanti l'economia e la previdenza; la magistratura viene sottoposta al controllo del governo. A scanso di equivoci, ricordo ancora una volta che sto parlando della nuova costituzione ungherese, e non dei desiderata di B., anche se gli obiettivi tendono a sovrapporsi. La politica economica è sottratta al controllo parlamentare attraverso l'istituzione di un organo, il "consiglio del bilancio", nominato dal governo; tra i poteri di questo nuovo organo c'è anche quello di proporre lo scioglimento del parlamento, se il debito pubblico dovesse superare il 50% del pil.
La costituzione infine istituzionalizza la temuta Nmhh, ossia l'agenzia preposta al controllo sull'informazione, creata alla fine dell'anno scorso. Il governo ungherese infatti ha deciso di cancellare le redazioni giornalistiche di televisioni e radio pubbliche, sostituendolo con un unico centro d'informazioni statale, sotto il controllo della Nmhh. Inoltre a questa agenzia è stato assegnato il compito di comminare multe pesantissime per i mezzi di informazione che pubblichino articoli considerati "lesivi dell'interesse pubblico" o "politacamente non equilibrati".
Solo alcuni anni fa l'Austria subì una serie di sanzioni - peraltro pienamente giustificate - da parte dell'Unione europea, per il fatto che il partito di Haider era entrato nella coalizione di governo, senza comunque esprimere il cancelliere. Nonostante le dichiarate simpatie naziste di quel partito, non ci fu alcun emendamento alla costituzione e quella forza politica si è fortemente ridimensionata, anche prima della morte - che non rimpiangiamo - del suo leader. La nuova legge costituzionale ungherese è passata tra l'indifferenza delle cancellerie europee e degli intellettuali pronti a mobilitarsi per cause di paesi più lontani, eppure l'Ungheria in questo primo semestre del 2011 detiene la presidenza dell'Unione. L'Ungheria da lunedì prossimo non potrà essere considerata una democrazia. Preoccupa che questo lento scivolamento verso un regime di stampo e stile fascista sia avvenuto attraverso il consenso della grande maggioranza del popolo ungherese; è qualcosa su cui tutti noi europei democratici dovremmo interrogarci, perché i nostri paesi non sono certo immuni da questi germi, come dimostrano non solo B. e la Lega - che hanno fatto lunghi passi in quella direzione - ma anche certi atteggiamenti di Sarkozy.
Cosa abbiamo fatto o non abbiamo fatto per arrivare a questo punto? Cosa possiamo ancora fare? Il fascismo, sotto ogni nome si presenti, cresce grazie all'indifferenza e viene sconfitto dalla partecipazione e dall'impegno.

Nessun commento:

Posta un commento