Quando sei un ragazzo - e, a dire il vero, non solo a quell'età - è una fatica leggere Guerra e pace, soprattutto per quelle interminabili descrizioni di battaglie in cui sembra che non succeda mai niente. Sei cresciuto vedendo la guerra al cinema, partecipando, seppur in questo modo indiretto, al vivo dell'azione, e poi arriva Tolstoj a dirti che le battaglie sono questo lungo insieme di azioni casuali, in cui un evento fortuito può significare la vittoria, o la sconfitta. Certo si possono riconoscere alcuni atti di eroismo, come inevitabili momenti di viltà, ma la guerra è soprattutto questo intrecciarsi di azioni "normali", di comportamenti assolutamente comuni, che si svolgono indipendentemente le une dalle altre, e che portano a un esito imprevedibile e imprevisto. E tu puoi essere il più esperto degli strateghi, puoi anche essere Napoleone, ma se non ti rendi conto - e non accetti - che la guerra, come la vita, è questa storia complessa, questo allinearsi di episodi scollegati, su cui puoi incidere poco o nulla, sarai sempre destinato alla sconfitta.
Ammetto di averla presa un po' alla lontana per commentare quello che è avvenuto in una notte di dicembre a Sesto San Giovanni. Ci sono questi due giovani poliziotti di pattuglia in una fredda notte poco prima di Natale. Chissà perché hanno deciso di fare i poliziotti in un paese che ama così poco le regole e ancora meno chi cerca di farle rispettare. Peraltro spesso anche i poliziotti non amano le regole e sfruttano il loro potere per infrangerle. Magari quei due giovani hanno deciso di fare i poliziotti perché affascinati dalla divisa e dalle armi, o perché sono un po' fascisti, di quel fascismo che è soprattutto ignoranza, o perché questa è stata l'unica opportunità che hanno visto in questi tempi difficili. Comunque sia, si sono trovati di fronte a questo tipo sospetto nella zona della stazione di Sesto San Giovanni. Quante persone dall'aria sospetta girano ogni notte, nei pressi delle stazioni di ogni città italiana? Migliaia. Forse avrebbero fatto meglio a lasciar perdere, come si fa in tanti casi simili. Forse è un balordo che non ha nulla da perdere, forse è armato e, proprio perché non ha niente da perdere, potrebbe essere molto pericoloso. O forse è un balordo, ma non è armato - ma come si fa a essere sicuri su cosa tiene in mano in questa nebbiosa notte invernale - e se gli spari comunque, la rischi grossa. Meglio far finta di niente, convincersi che è solo un'ombra nella notte. Invece quei due ragazzi hanno chiesto i documenti a quel tipo sospetto e si sono trovati di fronte all'uomo in quei giorni più ricercato dalle polizie di tutta Europa. E per fortuna sono entrambi ancora vivi per poterlo raccontare. E così è stata vinta una battaglia in questa strana guerra che da anni ci fanno combattere contro un nemico che non vediamo. E i ministri, i prefetti, i questori, novelli napoleoni, si sono vantati di questa vittoria così assolutamente casuale, come ogni vittoria. E però non hanno saputo spiegarci cosa davvero è successo, perché è successo, così come non lo sanno quei due giovani poliziotti. E non lo saprebbe neppure lo sconfitto di questa battaglia.
Credo ci farebbe bene leggere - o rileggere - Guerra e pace.
Nessun commento:
Posta un commento