domenica 16 agosto 2020

Storie (XV). "L'anello della signora..."

Dimitra, ho voglia di vedere il mare. Mi puoi accompagnare, per favore?
Signora, questa mattina si è alzato il vento. E si annuncia una burrasca. Forse sarebbe meglio andare domani. La giovane schiava non vuole dirlo, ma pensa che la signora alla sua età dovrebbe riguardarsi.
Non riuscirò proprio a convincerti a chiamarmi solo Elena, vero? Grazie della tua premura, cara amica, ma proprio perché sono così vecchia, come tu per gentilezza eviti di ricordarmi, è meglio che andiamo oggi. A questo punto della mia vita, ogni giorno ha un suo valore. E faccio le cose che voglio fare. Almeno adesso.
Va bene, signora, però prometta di coprirsi.

Quando la sua padrona, la regina di Rodi, le ha detto che dal giorno successivo proprio lei avrebbe dovuto occuparsi di quella nuova ospite, Dimitra non è stata affatto contenta. Chissà quante pretese avrà quella donna, una che si credeva la più bella del mondo. Dimitra ha considerato quell'incarico come una specie di punizione. Mi farà impazzire. Chissà chi si crede di essere. Se non fosse per la bontà della mia padrona... Quella là ormai non ha nessun posto dove stare, dopo che i figli di Menelao l'hanno cacciata da Sparta. Ci credo: con quello che ha fatto.
E poi l'ospite è arrivata e Dimitra si è trovata di fronte quella vecchia signora, molto diversa da come l'aveva immaginata. Si è stupita. Potevo pensarci anche prima: la guerra è finita da più di vent'anni, prima che nascessi. E quella signora l'ha salutata con grande gentilezza. Già da quel primo giorno Dimitra si è ricreduta: quella vecchia signora è incredibilmente modesta. Dimitra deve insistere ogni volta per poterla aiutare a vestirsi e a pettinarsi. Parla poco la signora, non perché sia superba, sembra che preferisca pensare. Raramente esce dalla sua stanza. Preferisce mangiare lì, e la regina ha smesso di invitarla a unirsi a lei. Le due donne passano i giorni a cucire in silenzio. Nessuna è mai stata così gentile con me.

A Sparta mi è sempre mancato il mare. Ricordo la prima volta che l'ho visto, avevo sette anni, è stato quando mi hanno rapito Teseo e Piritoo. Mi avevano detto che avremmo fatto uno scherzo ai miei genitori. Non avevo paura di quei due uomini che avevano pranzato il giorno prima con mio padre e mia madre. E mi sembrava divertente quel gioco. È grazie ai dadi se ho visto il mare: sono stata vinta da Teseo, che mi ha portato in Attica. Teseo non l'ho più rivisto: ripensandoci, quel mio primo matrimonio forse è stato il migliore. Sono stata fortunata: non ha abusato di me, come succede a tante bambine in quelle situazioni. Sua madre Etra è sempre stata buona con me, mi portava a giocare sulla spiaggia. Le ho voluto bene. È tornata a Sparta con me quattro anni dopo, quando i miei fratelli mi hanno liberata, come dicevano loro. A loro non interessava nulla di me, ma quella era un'ottima occasione per dichiarare guerra ad Atene e saccheggiare l'Attica. Etra è venuta con me anche a Troia: poveretta, è morta in quella città lontana. Dimitra capisce che quel ricordo rattrista la signora, che adesso ha smesso di parlare. E così si fermano a osservare il vento che increspa le onde.

Quando rientrano a palazzo, c'è Cratete a sorvegliare la porta. Dimitra arrossisce quando il soldato le saluta con un fare un po' troppo marziale, dimostrando anche lui imbarazzo. Elena sorride, osservando Dimitra che guarda indietro verso la porta. Fa' attenzione, amica mia, sposati con giudizio. Almeno tu, che puoi scegliere con chi farlo.

Stanno cucendo anche quel pomeriggio. Era davvero così bello Achille? 
Elena sorride, sorpresa di quella domanda improvvisa di Dimitra. Sì, era il più bello di tutti i pretendenti che sono arrivati a Sparta per chiedermi in sposa. Un po' rude, ma erano tutti così. Ma sapevo che non erano venuti per me, ma per il regno: chi mi avrebbe sposata sarebbe diventato il nuovo re di Sparta, un titolo a cui evidentemente tutti loro ambivano. Io ero una specie di premio accessorio. Un bel premio, a sentire le loro lodi, ma comunque non erano lì per me.  
Signora, lei è la mortale più bella che sia mai nata.
Non lo so, e la vecchiaia mi ha certamente tolto quel titolo. Comunque è una cosa di tanti anni fa. Credo che succeda la stessa cosa con le bugie, a forza di ripeterle finiamo per crederci.
Lei avrebbe preferito sposare Achille?
Sinceramente non credo sarebbe stata una gran differenza. Menelao non era neppure il peggiore. C'era un soldato che mi scortava quando andavo al tempio, era come il tuo Cratete. Credo che avrei scelto lui, ma ovviamente non potevo dire a mio padre che avrei voluto sposare un soldato.
Dimitra vorrebbe farle tante domande: lei ha visto tutto, lei c'era. Ma pensa che adesso deve stare zitta. Si stupisce quando la signora interrompe il lavoro e si rimette a parlare.
Chissà quante storie hai sentito su di me. All'inizio quei racconti mi ferivano. Adesso ormai ci sono abituata. E chissà quante altre ne diranno: in fondo noi abbiamo vissuto la più grande guerra mai combattuta. E nel racconto dei poeti io ne sono la causa. Era inevitabile che le città greche e Troia combattessero per il controllo dello stretto e cercavano da tempo un motivo. Come Menelao aveva bisogno di me per ottenere il trono di Sparta, così Paride mi ha usato per i suoi scopi politici. Era chiaro che il successore di Priamo sarebbe stato o lui o Ettore. Ma Ettore non voleva la guerra con i greci. Il mio rapimento è servito a Paride a far scoppiare la guerra. Poi, una volta che Troia avesse vinto, lui sarebbe diventato il nuovo re, vantandosi di aver sposato la figlia di Zeus.
Ecco un'altra bugia a cui tutti hanno finito per credere. Non ho mai saputo cosa è successo davvero. Certo io e mia sorella Clitennestra non ci siamo mai assomigliate, neppure da bambine. Magari è un caso, o forse mia madre si è inventata quella storia per nascondere la sua infedeltà. E a mio padre è convenuto credere che una delle sue figlie fosse figlia di Zeus: in fondo un modo onorevole di sopportare un tradimento. Devo dire che l'invenzione del cigno e dell'uovo è stata geniale, molto poetica.
Quando Paride mi ha rapita ho potuto viaggiare per mare, quel viaggio mi è piaciuto. L'unica cosa che mi sia piaciuta. So che dicono che io ho seguito Paride: non è vero, ma ormai non importa più. Sinceramente non mi dispiace che Troia sia stata distrutta: ho un pessimo ricordo di quella città. Gli uomini mi guardavano con lasciva morbosità. Non sopportavano la loro ipocrisia. In pubblico inveivano contro la straniera, poi mi mandavano biglietti segreti sperando di giacere con me. Paride viveva con la sua vera moglie Enone, e io ero sempre sola. Solo Priamo mi ha voluto bene, in maniera disinteressata. Vdeva che stavo soffrendo e mi ha aiutato a capire: era un uomo incredibilmente saggio. Sapeva che sarebbe finita così, ma non poteva farci nulla. Ecuba voleva la guerra: lei era una vera vipera. Mi odiava, anche se io le avevo permesso di far scoppiare il conflitto. L'unica amica in quei dieci anni è stata Andromaca. Non ho sue notizie da tempo, spero stia bene. 
La notte del cavallo ho pensato di farla finita: non ne ho avuto il coraggio. E così Menelao mi ha riportata a Sparta, facendo la figura del marito magnanimo, dell'uomo che ha perdonato la moglie infedele. Quando avevamo ospiti raccontava, davanti a me, quella storia che io sotto la pancia del cavallo avrei imitato le voci delle mogli dei guerrieri greci, per farli uscire e scoprire l'inganno. Godeva a umiliarmi così. Naturalmente sapevo che in quel mostro di legno erano nascosti dei guerrieri, si sentiva il rumore delle armature e delle armi ogni volta che sbatteva. E poi lo aveva detto anche Cassandra, ma nessuno voleva crederci. Sinceramente a quel punto non mi importava più chi avrebbe vinto la guerra.

Elena, svegliati. Dimitra è entrata nella stanza, tiene in mano una torcia. Presto dobbiamo fuggire. La regina ha ordinato a Cratete e a un altro soldato di ucciderti questa notte. Lui non vuole eseguire l'ordine e sta organizzando la nostra fuga. 
Immagino voglia vendicare il suo sposo Tlepolemo. Se non ricordo male anche lui era tra i miei pretendenti. Dovrebbe ringraziarmi, è grazie a me se ora è regina e governa Rodi. E mi pare lo faccia anche bene, visto come sta prosperando questa isola. C'è voluta la mia guerra perché tante donne governasser le loro città.
Dimitra le allunga la veste. Grazie, cara Dimitra, ma a questo punto credo che debba anch'io dimostrare coraggio. È una cosa che ho invidiato a mia sorella. Non voglio fuggire, aspetterò qui il sicario che farà quello che gli hanno ordinato di fare. Prendi questo anello, con il cigno: è il mio regalo di nozze. Adesso voi due fuggite. Cratete ti vuole bene. Sta rischiando molto per te. Sei fortunata. A me non è mai successa una cosa così.

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