Cittadini di Cuneo, italiani,
la
notizia che da tanto tempo attendevamo è giunta. Mussolini è stato
deposto o, come dice l'eufemistico comunicato di Sua Maestà il Re, ha
rassegnato le dimissioni. Da giorni aspettavamo qualcosa del genere. La
situazione militare e sociale dell'Italia si era fatta insostenibile.
Ogni giorno nuove sconfitte si aggiungevano a quelle patite sul fronte
africano e su quello russo. Metà della Sicilia è stata occupata dagli
Angloamericani. Ogni giorno centinaia di soldati italiani cadono in
combattimento e tanti civili muoiono sotto i bombardamenti. Molte città
sono colme di macerie. Dove non si muore per armi, si rischia di morire
di fame. Manca il pane, manca l'indispensabile per vivere. Siamo
arrivati a questo punto per una guerra assurda imposta al paese da una
dittatura che ha distrutto non solo la vita pubblica della nostra
patria, ma anche la sua dignità e il suo onore.
L'iniziativa
del Re è stata accolta con tripudio dal popolo italiano. Ovunque la
folla festante invade le piazze, abbatte i simboli del regime, riscopre
la gioia del parlare di politica, di lanciare slogan senza il terrore
della denuncia e dell'arresto. Tutti noi partecipiamo a questo
sentimento. Tutti noi viviamo il senso di liberazione che la caduta
della dittatura suscita.
Ma non lasciamoci prendere
dall'entusiasmo ingenuo. La deposizione di Mussolini non riporta
indietro le lancette della storia, come se vent'anni di regime non
fossero mai esistiti e l'Italia potesse riavere di colpo libertà, pace e
benessere.
Il Duce non è stato
travolto da una rivoluzione popolare, ma da una manovra di palazzo.
Anche noi sentiamo gridare "Viva il Re", "Viva Badoglio", sappiamo però
che la rottura tra il Re e Mussolini è giunta molto tardi, dopoché tanto
sangue italiano è stato vanamente versato per soddisfare le ambizioni
sfrenate di un dittatore. Ancor più siamo preoccupati per gli obiettivi
che intende perseguire il nuovo governo e per i metodi con cui vuole
agire. Il maresciallo Badoglio, ora primo ministro, nel suo messaggio
alla nazione ha dichiarato: "La guerra continua a fianco dell'alleato
germanico. L'Italia mantiene fede alla parola data, gelosa custode delle
sue millenarie tradizioni" e ha aggiunto: "Chiunque turbi l'ordine
pubblico sarà inesorabilmente colpito".
Ora
io mi chiedo: come può continuare la guerra a fianco dei tedeschi e
come possono al contempo le millenarie, o anche solo secolari,
tradizioni nazionali essere rispettate? Il balcone da cui vi parlo,
affiancato da tanti amici, sinceri patrioti, di diverso orientamento
politico, è quello stesso dal quale nel novembre 1918 mio padre assieme a
voi cuneesi salutò la battaglia di Vittorio Veneto, la sconfitta degli
Imperi centrali e, con la liberazione di Trento e Trieste, il compimento
del Risorgimento. È contro il dominio austrogermanico che il popolo
italiano ha dovuto combattere per conquistare la sua indipendenza. E
allora, se crediamo nel destino e nel senso della storia dell'Italia,
noi ribattiamo che, sì, la guerra continua, ma fino alla cacciata
dell'ultimo tedesco, fino alla scomparsa delle ultime vestigia del
regime fascista, fino alla vittoria del popolo italiano che si ribella
contro la tirannia mussoliniana.
Ma
forse, potrebbe obiettare qualcuno, il Re e Badoglio agiscono in modo
contraddittorio e occulto perché pensano di poter gradualmente uscire
dal conflitto senza che l'Italia debba patire danni ulteriori.
Come
pensano di poter ingannare i tedeschi? Da quando gli Angloamericani
sono sbarcati in Sicilia, molte divisioni tedesche hanno attraversato le
Alpi e non tutte si sono dirette in Sicilia a combattere, ma hanno
preso posizione in altri punti strategici della penisola. L'invasione
dell'Italia da parte germanica è già cominciata. Per questo non possiamo
accodarci a una oligarchia che cerca, buttando a mare Mussolini, di
salvare se stessa a spese degli italiani. Il Re e Badoglio con le loro
mosse miopi e grette rischiano di consegnarci indifesi e impreparati
nelle mani di un feroce occupante. Rischiano anche di far risorgere o
lasciar vivere più rigoglioso di prima il fascismo, anche se orfano del
Duce. La Milizia è stata messa al sicuro, inserendola nell'esercito: un
riconoscimento mai ottenuto neppure negli anni di maggior forza del
regime. I fascisti possono continuare a camminare impettiti per le
strade e esibire il loro potere. Gli antifascisti che in questi anni
hanno osato sfidare il carcere o il confino restano in prigione, e molti
altri sono destinati a raggiungerli in quei luoghi di sofferenza.
Mentre
io parlo, le autorità militari stanno traducendo in bandi le direttive
di Badoglio e del generale Roatta, che impongono il coprifuoco,
proibiscono ogni manifestazione e minacciano il ricorso alle armi contro
i civili. Sono ordini spietati che vengono motivati con le esigenze di
guerra. Ma la loro guerra è incompatibile con la volontà di liberazione e
di rinnovamento del paese. L'Italia vuole liberarsi dal giogo della
dittatura e vuole anche farla finita con la barbarie nazista che tante
rovine ha portato all'Europa. La guerra continuerà, perché i tedeschi e i
loro complici fascisti non rinunceranno a perdere le posizioni di forza
possedute in Italia. La guerra dovrà quindi continuare, ma non sarà
quella di cui parla il maresciallo Badoglio: sarà guerra di Liberazione
contro i tedeschi e i fascisti.
Il
prezzo da pagare sarà alto e andrà ad aggiungersi a quelli già pagati
dall'inizio della guerra, anzi i patrioti saranno costretti a prendere
le armi non solo contro i tedeschi, ma anche contro i fascisti. Sarà una
pena atroce combattere contro degli italiani, ma inevitabile. Pensate:
come è possibile che una nazione la quale per vent'anni ha sopportato le
continue violazioni dei diritti e della dignità umana da parte di una
dittatura, fino alla proclamazione delle guerre di aggressione, in poche
ore ne venga liberata dall'alto da chi fino a ieri spartiva il potere
con Mussolini oppure da un esercito straniero, sia pure inviato da paesi
democratici?
No, il
Risorgimento non sarebbe stato possibile senza il sangue versato dai
cospiratori di Mazzini, senza l'eroismo e l'audacia di Garibaldi. Solo
una libera scelta, compiuta dal basso, di massa, può riscattare gli italiani dalla vergogna di vent'anni di fascismo.
Sarà
una guerra popolare e nazionale; dunque, combattuta volontariamente dal
popolo preparato e guidato da chi è consapevole della gravità del
momento storico. Una guerra che esige, accetta e anzi cerca, il
sacrificio non mai è sterile, mai. Soltanto essa, tramontate le menzogne
e le illusioni del regime, può creare i nuovi valori morali di cui
l'Italia ha bisogno. Soltanto essa può garantire all'Italia quella vera
pace a cui aneliamo, contribuendo alla costruzione di un nuovo ordine
europeo democratico e confederale.
Non
potrà essere una parte politica sola a costruire o ricostruire quei
valori. Proprio qui nel mio studio, si sono or ora incontrati esponenti
dei partiti liberale, socialista e comunista, della Democrazia cristiana
e del Partito d’Azione. Assieme abbiamo costituito un Comitato
provinciale provvisorio che lancerà un appello alla popolazione.
Chiediamo giustizia, non vendetta. Vogliamo che le insegne fasciste
siano rimosse anche dai luoghi presidiati dalle forze militari, al generale
Vasarri comandante di zona avanzeremo questa richiesta e inoltre
chiederemo che le direttive sull'ordine pubblico siano applicate con
prudenza e buon senso. Dodici ore fa, dopo vent'anni di oppressione,
abbiamo riconquistato la libertà. Non vogliamo separarcene mai più.
Viva l'Italia, viva la libertà!
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