venerdì 21 luglio 2023

Verba volat (841): giudizio...

Giudizio
, sost. m.

Il 28 novembre 1989 - due mesi dopo l’uscita al cinema di Palombella rossa e solo qualche giorno dopo la “svolta” della Bolognina – la Epic Records pubblica Di terra e di vento, un 33 giri di inediti di Fiorella Mannoia. Confesso che in quei giorni di autunno non sono molto attento alle novità discografiche. Penso ad altro: sono le mie prime settimane all’università, ma soprattutto guardo con grande interesse a quello che succede a Berlino, a Mosca, in un’Europa in cui sembrano schiudersi grande speranze. E mi appassiono - molto - a quello che sta succedendo nel mio partito, che si chiama ancora PCI. Allora ci credevo ancora: ero davvero convinto di poter cambiare il mondo.
La seconda traccia di quello splendido disco è Oh che sarà. Ivano Fossati ha tradotto, abbastanza fedelmente, il testo scritto da Chico Buarque de Hollanda e la canta insieme a Fiorella. Per quel 33 giri l’autore genovese scrive per lei anche Baia senza vento e la bellissima Lunaspina.

ah, che sarà, che sarà
che vanno sospirando nelle alcove
che vanno sussurrando in versi e strofe
che vanno combinando in fondo al buio
che gira nelle teste, nelle parole


Bologna, 2002. È un caldissimo pomeriggio di fine agosto. La Festa provinciale dell’Unità è cominciata solo da qualche giorno e io convoco una riunione urgente delle compagne e dei compagni responsabili delle varie attività. So già che non sarà un’assemblea facile: devo chiedere di allungare la festa di due giorni. Forse a voi sembra poco, ma sono già venticinque - senza contare quelli necessari per il montaggio e lo smontaggio - e altri due oggettivamente pesano. Però secondo me ne vale la pena. Gli organizzatori del tour di Pino Daniele, Francesco De Gregori, Ron e Fiorella Mannoia ci hanno proposto di organizzare un concerto dei quattro artisti mercoledì 18 settembre, proprio nella grande arena del Parco Nord.
Quel tour è stato l’evento dell’estate: venticinque date, ma nessuna in Emilia-Romagna. E poi sarà l’occasione per registrare dal vivo il doppio cd e il dvd di quel concerto, sfruttando il grande palco e molte delle attrezzature già montate per le riprese dell’MTV Day del 14 settembre.
Com’è prevedibile c’è più di un malumore, anche perché immaginano già le reazioni di quelli a cui loro dovranno a loro volta riferire quella decisione. Sono compagni saggi, sanno che abbiamo già detto di sì e che quella è una comunicazione e non una decisione da prendere. Prevale comunque un giudizio favorevole: il “centralismo democratico” funziona, almeno nelle Feste dell’Unità.
Così il 30 agosto comincia la vendita dei biglietti nelle prevendite abituali, come si diceva una volta, prima di Vivaticket e delle altre piattaforme specializzate. I biglietti costano da 35 euro per i posti a sedere nel primo settore a 24 per stare in piedi o accomodarsi sul “bananone”, come chiamiamo l’anfiteatro di terra che delimita l’arena. Qualcuno - soprattutto qualche compagno intellettuale snob - fa polemica per il costo troppo alto dei biglietti, che peraltro loro possono acquistare senza problemi. I posti a sedere si venderanno comunque in pochi giorni: i bolognesi arrivano senza fretta, sanno che l’arena è enorme e i posti praticamente illimitati.

che accende candele nelle processioni
che va parlando forte nei portoni
e grida nei mercati che con certezza
sta nella natura, nella bellezza


Il 22 novembre 1976 esce nei cinema brasiliani Dona Flor e Seus Dois Maridos, un film diretto da Bruno Barreto, adattamento del romanzo scritto dieci anni prima da Jorge Amado. Realizzare quel film è possibile grazie al nuovo clima di aperture portato avanti dal presidente Ernesto Geisel, che attenua la repressione del suo predecessore Emílio Garrastazu Médici. Si tratta sempre di un regime sostenuto dai militari e finanziato dalla Cia, ma in quegli anni la censura comincia ad allargare le maglie. Geisel, nonostante il regime di Salazar sia sempre stato un alleato, dopo la rivoluzione dei garofani, riconosce il governo del socialista Mario Soares, dimostrando un notevole pragmatismo.
Il film è un grande successo in Brasile, anche grazie all’interpretazione di una splendida Sônia Braga, che nel suo paese diventerà famosa, oltre che per questo ruolo, per quello della protagonista di Gabriela, un film, diretto sempre da Barreto, in cui recita accanto a Marcello Mastroianni. Anche questo è un personaggio di Amado, del suo romanzo Gabriella, garofano e cannella. Poi negli anni Ottanta per la diva brasiliana arriverà anche la fama internazionale, grazie a Il bacio della donna ragno e Milagro. E anche grazie alla sua storia d’amore con Robert Redford.
Nel febbraio 1978 il film arriva nell’Italia della “solidarietà nazionale”, sconvolta dal terrorismo, alcuni mesi dopo l’uscita dell’edizione italiana del romanzo. Nel nostro paese il film va abbastanza bene, anche se il pubblico probabilmente si aspetta una commedia più scollacciata, vista la locandina. Certo in quell’anno escono sia Ecce Bombo che L’albero degli zoccoli, ma nei manifesti di tante sale campeggia la prorompente bellezza di Edvige Fenech, protagonista in quella stagione di ben tre film, diventati pietre miliari della commedia sexy degli anni Settanta: L’insegnante va in collegio, La soldatessa alle grandi manovre e L’insegnante viene a casa.

quel che non ha ragione né mai ce l’avrà
quel che non ha rimedio né mai ce l’avrà
quel che non ha misura


È una bella festa quella del 2002. È la quarta da quando Giorgio Guazzaloca è sindaco di Bologna, il primo di destra nella città “rossa” per eccellenza, la città della più grande Federazione comunista dell’Europa occidentale, come si diceva una volta. La Federazione è sempre grande, la più grande d’Italia, ma ovviamente non siamo più comunisti. Adesso ci chiamiamo Democratici di Sinistra e Fassino è il nostro segretario nazionale, dopo il combattuto congresso dell’anno precedente, in cui la sua mozione - che anch’io ho sostenuto in tante sezioni della provincia - ha prevalso su quella di Giovanni Berlinguer, appoggiata dalla Cgil di Sergio Cofferati. È anche la quarta da quando sono un funzionario di partito, proprio con l’incarico di organizzare le Feste dell’Unità. E noi continuano a fare una delle feste più grandi d’Italia. Me lo dirà anche l’ex presidente Scalfaro l’anno dopo, ammettendo che noi siamo sempre stati i più bravi a fare le feste.
A Palazzo Chigi c’è il Berlusconi II, che sarà il più longevo della storia della Repubblica.
Almeno l’Unità è tornata in edicola, diretta da Furio Colombo: a me è toccato fare nel 2000 la prima Festa nazionale dell’Unità senza l’Unità, una cosa che ha accesso la curiosità degli annoiati cronisti agostani. E mi ha fatto anche andare su Radio Uno.
Stiamo già morendo, ma molti di noi non se ne rendono conto. Io, per esempio, sono uno di quelli che ancora è convinto di poter cambiare il mondo, almeno un po’.

ah, che sarà, che sarà
che vive nell’idea di questi amanti
che cantano i poeti più deliranti
che giurano i profeti ubriacati
che sta sul cammino dei mutilati


Per la colonna sonora di Dona Flor e Seus Dois Maridos Chico Buarque compone O que serà. Nel film ci sono tre versioni, che punteggiano i tre momenti della storia: Apertura, A fior de piel, A fior de tierra.
Chico racconterà qualche anno dopo di essersi ispirato a una serie di fotografie scattate a Cuba, che descrivono la vita di quel paese, al di fuori della retorica castrista.
I funzionari della censura passano al setaccio i versi della canzone. Chico Buarque è un autore di sinistra. Durante gli anni di Médici è stato arrestato e poi ha lasciato il paese per venire in Italia, in una sorta di auto-esilio. Ora è tornato in patria, ma continua a essere una spina nel fianco del regime.
Gli uomini della censura vogliono evitare quello che è successo qualche hanno prima con la canzone Apesar de você, che in un primo momento hanno approvato e poi è diventata un inno del movimento democratico, costringendoli in tutta fretta a bandirla. Ogni parola viene soppesata, ma alla fine decidono che non si tratta di una canzone politica.
Forse è vero, forse è solo una bossa nova. C’è una malinconia profonda che avvolge quelle parole, che raccontano la sofferenza del mondo e insieme il bisogno di gridare che occorre fare qualcosa per combatterla. O que serà è la canzone di uno che il mondo lo vuole cambiare, che ci crede ancora, per quanto si renda conto che è sempre più difficile.

e nella fantasia degli infelici
che sta nel dai e dai delle meretrici
nel piano derelitto dei banditi


Ma torniamo al 2002. Lunedì 16 c’è il tradizionale spettacolo di fuochi d’artificio con cui chiudiamo sempre la festa, mentre viene posticipata al mercoledì l’estrazione dell’automobile alla pesca gigante. Il maestro di cerimonia di questo evento è, come sempre, Maurizio Cevenini, il cui suicidio, dieci anni dopo, segnerà per molti di noi un traumatico passaggio, personale e politico.
Martedì 17 è una giornata di attesa e di preparazione del concerto.
Arriva mercoledì 18: finalmente l’ultimo giorno di quella lunghissima festa. E noi stiamo già lavorando per programmare le attività di smontaggio, che dureranno per un’altra ventina di giorni.
Nel primissimo pomeriggio, nella distesa vuota del Parco Nord, cominciano a risuonare le note di Napule è. Pino Daniele è quello che prova in maniera più meticolosa i propri pezzi. Io ascolto così quel concerto, la sera ci sono troppe cose da fare e non riesco a fermarmi come vorrei. Ma quel pomeriggio mi siedo sulla sgangherata sedia del mio ufficio nella palazzina rossa e ascolto. Dopo alcune canzoni, parte la chitarra di Pino e Fiorella comincia a cantare Oh che sarà. E quei versi mi rimangono in testa. Per sempre.
Prima del concerto gli organizzatori mi accompagnano, insieme al segretario della Federazione, nel backstage. Quando mi presentano Fiorella Mannoia, farfuglio un saluto. È così bella che ammutolisco.

ah, che sarà, che sarà
quel che non ha decenza né mai ce l’avrà
quel che non ha censura né mai ce l’avrà
quel che non ha ragione


A interpretare il brano nel film è Simone Bittencourt de Oliveira - o meglio solo Simone, come è conosciuta - che nel 1973 ha lasciato la carriera sportiva - è nella nazionale femminile di pallacanestro del Brasile - per dedicarsi soltanto alla musica. O que serà è uno dei primi successi di questa artista, destinata a diventare una delle cantanti più popolari del suo paese.
Qualche mese dopo Chico Buarque la registra in un duetto con Milton Nascimento; e questa diventa la versione più popolare del brano. Milton ha una voce splendida, fa un grande uso del falsetto, e anche lui è uno di quelli che combatte il governo fascista dei militari. Coração de Estudante commemora il funerale dello studente Edson Luís, ucciso giovanissimo dalla polizia del regime il 28 marzo 1968.
Nel 1978 Gigliola Cinquetti incide la canzone nel suo album Pensieri di donna. Gigliola canta un po’ in portoghese e un po’ in italiano, in una versione, non molto fedele, scritta da Sergio Bardotti. Non è una “pasionaria”, ma anche Gigliola sta dalla parte giusta.

ah che sarà, che sarà
che tutti i loro avvisi non potranno evitare
che tutte le risate andranno a sfidare
che tutte le campane andranno a cantare
e tutti gli inni insieme a consacrare


A metà del concerto, non so come, arriva in palazzina la notizia che Nanni Moretti è tra il pubblico. Certo Moretti è il regista che ha raccontato con Palombella rossa e La cosa la fine del PCI, è il vincitore, con La stanza del figlio, della Palma d’oro al Festival di Cannes del 2001, il secondo italiano dopo Ermanno Olmi con L’albero degli zoccoli, ma nel settembre 2002 è, almeno per noi, soprattutto un uomo politico, il leader “de facto” dei girotondi.
Immagino che molti di voi non se lo ricordino, ma per alcuni mesi in quell’Italia tenacemente berlusconiana nasce questo movimento fatto di professori, artisti, intellettuali, altrettanto tenacemente antiberlusconiani. La forza di Berlusconi, sia detto per inciso, è stata proprio questa capacità di animare entusiasmi, a favore o contro poco importa, riuscendo a stare lui comunque al centro della scena. Quelli dei girotondi non sono solo contro Berlusconi, sono anche contro di noi, perché, a loro dire, non siamo abbastanza antiberlusconiani. È stato proprio Nanni, il 2 febbraio di quell’anno a piazza Navona, a dare voce a questo malcontento contro i partiti dell’Ulivo: salito inaspettatamente sul palco, dove ci sono anche i leader del centrosinistra, li attacca e quell’attacco viene calorosamente applaudito.
Il 14 settembre, mentre noi alla Festa dell’Unità di Bologna ospitiamo l’MTV Day - nel cast di quell’edizione ci sono Afterhours, Articolo 31, Daniele Silvestri, Meganoidi, Negrita, Piero Pelù, Timoria e dall’Irlanda arrivano The Cranberries - i girotondi organizzano una grande manifestazione a Roma. Piazza del Popolo non basta e viene spostata a piazza San Giovanni. Quella scelta ha anche un valore simbolico, perché quella è la piazza delle storiche manifestazioni della sinistra italiana. Don Luigi Ciotti, Rita Borsellino, Gino Strada, Paolo Flores d’Arcais, Furio Colombo, Francesco Pardi, Daria Colombo, Vittorio Foa sono tra quelli che parlano dal palco. Ci sono anche molti artisti: De Gregori, Mannoia e Roberto Vecchioni. È proprio Nanni Moretti ad aprire quella grande manifestazione.
Quindi quel mercoledì sera c’è alla Festa, seppur non invitato, un importante ospite politico, per rango qualcosa di simile a un segretario di partito. Qualcosa bisogna pur fare. Il segretario della Federazione mi ordina di raggiungere Moretti e di invitarlo a cena dopo il concerto. Inaspettatamente Nanni accetta.
Adesso devo chiedere a Vanes e ai compagni di Pianoro - che gestiscono uno dei ventuno ristoranti della Festa - di tenere aperto il ristorante fino alla fine dello spettacolo, sicuramente parecchio dopo la mezzanotte. Stavolta si arrabbiano davvero, tanto più quando spiego che dobbiamo portare a cena Moretti, che quei compagni considerano un avversario, perché è uno che invece di unire, divide. Per fortuna c’è la moglie di Vanes che intercede e organizza un gruppo minimo di compagni per tenere in piedi il ristorante così tardi.

e tutti i figli insieme a purificare
e i nostri destini ad incontrare
perfino il padreterno da così lontano
guardando quell’inferno dovrà benedire


Durante la cena Nanni mangia e parla poco, c’è un palpabile imbarazzo. Per fortuna tra le compagne scelte per rimanere c’è la figlia di Gino Agostini, un passato da partigiano, fondatore del Cidif, il Consorzio italiano distributori indipendenti, uno dei pochissimi che ha creduto nel regista ai tempi di Io sono un autarchico. Il ricordo di Gino serve ad allentare la tensione. E non si parla di politica. La cena è comunque piuttosto veloce, per la soddisfazione dei compagni di Pianoro, che finalmente possono pulire e mettere via tegami e stoviglie, che dovranno essere pronti per una prossima Festa.
Per i giovani e per quelli che hanno perso memoria, occorre ricordare che il movimento dei girotondi è destinato a svanire, rapidamente come è nato. All’inizio dell’anno successivo sembra che Sergio Cofferati - che il 23 marzo 2002 ha portato al Circo Massimo tre milioni di persone con la Cgil - possa diventare il leader di questa eterogenea compagnia. Ma, come sappiamo, dopo essere tornato per qualche giorno a lavorare alla Pirelli, si candida a sindaco di Bologna e quel sogno movimentista sfuma. Nel 2003 sarà proprio Sergio la “star” della Festa al Parco Nord - ancora una volta nazionale, la mia seconda - e proprio da lì inizierà la lunga campagna elettorale della “reconquista”.
Io forse non sono il più adatto a parlarne, visto che ero dall’altra parte, facevo il funzionario di partito, ero considerato da quelli del movimento la quintessenza di quello che non volevano essere, di quello che era da buttare. Eppure senza i vituperati partiti, senza le compagne e i compagni delle Feste, non avrebbero potuto fare nulla. Ed effettivamente non hanno fatto nulla. Erano un movimento fatto di generali che pensavano inutile la fureria. E io ero un furiere, e lo facevo anche abbastanza bene. Sembrava non si rendessero conto che per fare politica servono anche risorse, il “vil denaro” (e le feste servivano anche a questo). Proprio non riuscivo a farmeli stare simpatici. E oggi, anche se sono convinto che noi allora abbiamo completamente sbagliato, lo sono altrettanto che non avevano ragione nemmeno loro. Se avessero vinto, saremmo morti comunque.
L’unica soluzione possibile sarebbe stata affidarsi alla saggezza e alla determinazione della moglie di Vanes, ma ovviamente non lo abbiamo fatto.

quel che non ha governo né mai ce l’avrà
quel che non ha vergogna né mai ce l’avrà
quel che non ha giudizio

Adesso che sono certo che io non cambierò il mondo e che sono abbastanza sicuro che non possa affatto cambiare, credo di aver capito che O que serà è, con il suo ritmo di bossa nova, una canzone d’amore. Dell’amore per i nostri ideali perduti.

quel che non ha governo né mai ce l’avrà
quel che non ha vergogna né mai ce l’avrà
quel che non ha giudizio

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